“Tad era una rana. Beh, non proprio…lei era quasi una rana […] era la più piccola quasi-rana di tutto il grande stagno. Era così piccola che per tenere il passo degli altri doveva muovere la coda al doppio della velocità”. Accomunati dalla paura di un grande pesce pronto a divorarli, i girini pian piano crescono. E Tad resta sempre più indietro. Finchè non resta sola ma non si perde d’animo e trova la strada per raggiungere i compagni.
“Al giorno d’oggi devi essere estroverso. Devi sapere qualcosa di tanti argomenti diversi. In ln linea di principio potresti avere delle competenze da dottorato e tuttavia, se non te la cavi nell’esposizione orale, non arrivare ai voti minimi per uscire dalla scuola media. Cosa succede allora a quelli che sono bravissimi in qualcosa di specifico, ma non posseggono la capacità di fare altro se non quello a cui sono interessati? Cosa succede a quelli che sono solo un po’ timidi? Cosa succede a quelli che stanno male se devono parlare di fronte agli altri? Cosa succede alla maggior parte della popolazione a cui mancano quelle competenze sociali che noi oggi valutiamo più importanti di qualunque altra cosa? La domanda è se una persona che si distingue troppo dalla massa possa sopravvivere alla scuola svedese per come è fatta oggi; in ogni caso, non molti di quelli che un giorno dovranno lavorare in ambienti che richiedono sensibilità, capacità di ascolto ed empatia. Per questo dobbiamo cambiare le cose. La posta in gioco è troppo alta. La diversità è alla base di ogni arte. E senza arte cade tutto lentamente a pezzi”. Mentre riporta alcuni brani dei discorsi che la ragazzina ha pronunciato in difesa del clima, il libro racconta la presa di coscienza dei suoi genitori e, insieme, delle difficoltà che hanno dovuto affrontare per il deficit della figlia, aprendo uno spaccato anche sulla situazione delle persone disabili in Svezia.
“A un certo punto, durante gli ultimi quattrocento milioni di anni, una pianta ha provato ogni strategia con una remota possibilità di funzionamento. Stiamo appena cominciando a renderci conto di quanto possa variare il funzionamento di una cosa. La vita ha un suo modo di parlare con il futuro. Si chiama memoria. Si chiama geni. Per risolvere il futuro, dobbiamo salvare il passato. Quindi, la mia semplice regola empirica è questa: quando abbattete un albero, quello che ne ricavate dovrebbe essere almeno prodigioso quanto ciò che è stato atterrato”. Premio Pulitzer 2019, Powers ha scritto un atto d’amore nei confronti dell’ambiente e in particolare degli alberi, esseri viventi cui è affidata la salvezza del mondo.
“…mi domando se sono davvero la persona giusta per raccontare la storia dell’adozione di Alba. Temevo il fatto che io e Trapanese saremmo partiti da prospettive diverse, troppo lontane, ma questo non è stato il problema. Quello che mi preoccupa ora è che io, del padre, forse non ne so proprio niente. Sono stato mesi a chiedermi e domandare: “Di chi sono i figli? Per essere genitori si passa per il sangue o per l’accudimento?” e invece l’unico interrogativo che avrei dovuto pormi era ed è: “Di chi sono i padri?” […] Sono stato un ingenuo a credere di essere padre solo perché ho tagliato un cordone ombelicale; Trapanese non lo sarà grazie a un pezzo di carta. Lo sarò, forse e a mia insaputa, quando fra molti anni Andrea si guarderà indietro e riconoscerà le decine di figure che lo hanno accompagnato nel diventare se stesso accettandolo per quello che è. Diverrò padre se scorgerà tra gli altri anche il mio volto, per puro caso così simile al suo. Lo diventerà Luca quando a voltarsi sarà Alba: un gesto che quel cromosoma in più non riuscirà a impedirle di compiere”.
“La mia strategia è semplice. Mamma ha fallito nella vita, ed è morta. Sono mille le ragioni per cui è andata così. Io invece voglio avere successo, e un modo per riuscirci dev’essere per forza non fare le cose che faceva lei, Imparare dai suoi errori e fare il contrario”. Da quando la madre, che soffriva di depressione, si è tolta la vita, Sasha combatte con tutte le sue forze per non manifestare dolore e non fare nulla delle cose che la madre amava per non correre il rischio di diventare come lei. Così compila una lista che prevede, tra l’altro, l’evitare di prendersi cura di esseri viventi, non pensare troppo e diventare la regina delle barzellette. La ragazzina pensa che se riuscirà a far ridere, soprattutto suo padre, tutto sarà dimenticato. Il processo di accettazione sarà lungo e doloroso ma pian piano Sasha riuscirà a fare i conti con quello che è successo e potrà permettersi di piangere la madre ma anche ripercorrere tutti i ricordi belli che ha di lei. Un romanzo che riesce, con delicatezza ma senza ipocrisie, a parlare ai ragazzini di temi difficili e solitamente considerati tabù, come le malattie psichiche e il suicidio di un genitore.