La porta delle stelle
“Ma io non ce la faccio a non sperare. Il mio cervello è fatto così. Allora spero che qualcuno distrugga la Porta delle stelle e chiuda tutti i rubinetti per spillare birra del mondo, ma non succederà mai, la birra continuerà sempre a scorrere da qualche parte, e nella mia testa si fa tutto nero. Non ho niente da dire. E va avanti così. Continuo a pensare e poi viene la notte, perché viene sempre”. È la piccola Ronja che racconta del padre, che le ama tantissimo ma che non riesce a stare lontano dall’alcol né a tenersi un lavoro e di sua sorella Melissa che si barcamena fra scuola e lavoro per dare una parvenza di sicurezza alla famiglia ed evitare l’intervento dei servizi sociali. Mentre Natale si avvicina e la bambina desidera con tutte le sue forze che le cose si sistemino, si ritroverà insieme alla sorella a vendere abeti e ghirlande.
Cromosomi
Lucia ripercorre la sua storia e quella della sua famiglia a ritroso nel tempo attraverso ricordi, racconti, tratti somatici comuni e oggetti passati in eredità di generazione in generazione, fino ad arrivare ad un’antenata preistorica comune a tutti, di cui porta orgogliosamente il nome. La tendenza dell’umanità alla mescolanza di patrimoni genetici e culturali è sottolineata dall’autore che dice “L’avere vissuto in tre Paesi diversi, ognuno per molti anni, ha fatto di me una specie di miscela, forse senza i legami fortissimi che congiungono qualcuno che nasce, vive e muore nello stesso posto […] Quando tornavo in Argentina mi dicevano che avevo accento italiano, in Messico avevo accento argentino, in Italia si sente la mia pronuncia latina e lo stesso credo valga per le mie influenze artistiche.” Belle immagini e poche parole ci invitano a seguire un filo rosso che ci conduce a ritroso nel tempo fino a raggiungere il famoso australopiteco Lucy, simbolo dell’origine comune di tutti gli esseri umani”.
Mio fratello è a Ferramonti
“Cara Miriam, dolce sorellina […] presto dovremmo essere trasferiti e lasceremo il carcere. Potremmo andare in un luogo lontano, ma tu devi stare tranquilla, ci rivedremo presto”. Siamo nel giugno del 1940 e seguiamo le sorti di due fratelli ebrei attraverso le lettere che si scrivono. Gabriel sostiene la sorellina mentre la situazione si fa sempre più difficile. Lui è internato nel campo di concentramento di Ferramonti, in Calabria dove rimarrà fino alla fine della guerra mentre il resto della famiglia non tornerà dai campi di sterminio. I due fratelli immaginari permettono di conoscere le persecuzioni razziali e anche la realtà poco nota dell’unico campo da cui nessuno fu deportato in Germania.
Pesce Chiappa
“Pesce Chiappa sembra un sedere. Glielo dicono tutti”. Stanco di essere preso in giro per il suo aspetto e di essere fonte di divertimento per gli altri pesci, va in esplorazione dei fondali marini. Si ritroverà in un modo affascinante dove farà numerosi incontri, fino a quello che cambierà le sue prospettive.
Amore zoppo
“Sull’argine c’è una donna, Rina è il suo nome. Rina ha diciott’anni, il passo incerto, e una borsa carica di coraggio […] il posto di blocco è alle sue spalle, ormai lontano. Disarmato a compassione trema anche il più nero dei cuori. Impotente s’arrende il soldato d’innanzi all’amore zoppo”. È narrata in forma poetica e accompagnata da belle illustrazioni, la storia della nonna dell’autore, che la poliomielite aveva lasciato zoppa fin da piccolissima e che viveva gli stenti di una delle tante famiglie contadine della pianura del bolognese. Non poteva neanche pedalare e usava la bicicletta solo come appoggio al suo camminare e affrontare posti di blocco con una borsa piena di bottiglie di latte e ben altro nel sottofondo. Una delle tante donne che non ha poi chiesto riconoscimenti né onorificenze, scuotendo la testa mentre diceva Cos’avrò mai fatto di speciale?”.
