Non lontano da qui
“…non è che all’inizio me ne fregasse molto di ‘sta storia. Un nome di cent’anni fa, la resistenza… Boh. Roba di scuola, insomma. Roba da lapidi per strada. Però dopo l’ultima volta mi torna in mente. Tutta questa faccenda della legge e del fuori-legge, no? Tipo che non è detto che siccome rispetti la legge allora automaticamente sei buono. E neanche che se non la rispetti sei un criminale. Insomma, solo tecnicamente, ecco. Che poi, ‘sta storia dei partigiani, dico … uno se li immagina come dei banditi, con le armi, anche abbastanza fighi, dai. Ma quel Salvatore Principato faceva il maestro ai bambini”. Il compito assegnatogli dalla professoressa di storia porta Mino, che deve ancora fare i conti con la morte della nonna, alla scoperta della storia di Salvatore Principato, maestro e partigiano, fucilato insieme ad altri quattordici partigiani nel 1944 a piazzale Loreto. E capisce che “Salvatore ha reagito all’ingiustizia. E che farlo era la logica conseguenza della direzione che aveva già preso tanti anni prima e in cui aveva sempre proseguito. Ti ricordi? Scegliere bene da chi farsi indicare la strada e da chi non farsela indicare. Certe cose le fai perché van fatte e basta, perché non farle sarebbe sbagliato”.