Quasi tutto velocissimo
“Il compito più difficile che conoscesse – erano già diciannove anni che cercava di assolverlo – lo attendeva dietro quella porta di cui sfiorava il campanello senza riuscire a premerlo […] andava a trovare Fred da quando aveva tre anni, prima insieme a una suora del Sant’Elena, l’orfanotrofio, poi da solo [… Fred lo aveva chiamato sempre e solo Albert e Albert lo aveva chiamato sempre e solo Fred. Non si era mai rivolto a lui chiamandolo papà”. In un intrecciarsi di storie, il romanzo segue la ricerca di Albert che vuole scoprire chi è la madre, che non ha mai conosciuto, mentre si approfondisce la relazione con il padre, dalla mente di bambino.


“E’ tardi, ma Dani non riesce a dormire. Alcune persone per addormentarsi contano le pecore, ma lei no! Dani conta tutte le volte in cui è stata felice”. Dani ha sei anni, è alle prese con l’inizio della scuola e le nuove amicizie. Vive sola con il suo papà e un gatto e la strategia che ha scelto per abbandonarsi al sonno la aiuta, pur nella consapevolezza che bisogna affrontare anche momenti difficili come la morte della mamma o la partenza della migliore amica.
Cooperazione, dignità, scienza, natura umana. Sono alcuni dei principi cardine dell’etica cui si ispirano le storie raccolte: storie, realmente accadute, che fanno incontrare ai giovani lettori persone che, ad un certo punto della loro vita, hanno dovuto scegliere come agire e da che parte stare.
“… Mio fratello fa i suoni con le mani. In casa mia è tutto un silenzio […] poi c’è la LIS la lingua dei segni. Dove sembra che non puoi spaventarti mai […] la LIS è la voce del giorno dopo una lunga notte senza suono e parola. Se tra tutte dovessi salvarne una sceglierei questa sola”. Fra poesia e prosa, scopriamo la vita di due fratelli: Emma, voce narrante, e Carlo che non sente e sta perdendo la vista ma a cui la sorella non vuole far passare la voglia di comunicare e di vivere.