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Autore: Annalisa Brunelli

Il bambino che disegnava parole

“Quando ci hanno detto che nostro figlio era dislessico è stato un enorme sollievo poter dare un nome a quell’inspiegabile magma di cose che facevano male; per lui è stato l’inizio di una rinascita scoprire di non essere né stupido né pigro, ma solo dislessico, e per un attimo si è creduto che sapere ci avrebbe permesso di agire. Oggi, lo ammetto, la mia certezza in questo senso vacilla: quello che sappiamo della dislessia è troppo e non è abbastanza, soprattutto non è ancora (lo sarà mai?) sufficientemente organico perché ne conseguano metodi certi”. Dalla voce della madre, la storia di Teo, bambino brillante che arrivato alle medie si spegne e non riesce più a studiare. Fino al momento della diagnosi quando cambia tutto.

Dear Martin

Mentre cerca di convincere la sua ex ragazza completamente ubriaca a salire in macchina e lasciarlo guidare, Jus viene brutalmente fermato da un poliziotto che lo arresta dopo averlo ammanettato, senza lasciargli il modo di spiegare. Jus è un brillante studente di liceo, non ha precedenti ma… è nero. L’episodio lo destabilizza e lo porta a farsi tante domande che cerca di ordinare scrivendo idealmente a Martin Luter King (il dear Martin del titolo). Vorrebbe essere come lui, reagire in modo corretto e non violento alle provocazioni e alle battute ma nel corso dei mesi la situazione precipita e per Jus sarà sempre più difficile capire cosa fare. La vicinanza di un’amica e di un professore lo aiuteranno a non perdere la strada anche se “Caro Martin […] non ho ancora capito chi sono e in che cosa credo. Mi è capitata tra le mani questa lettera che avevi scritto al direttore dell’Atlanta Constitution, dove dicevi: “Noi [neri] vogliamo e abbiamo il diritto di godere dei diritti e delle opportunità fondamentali di tutti i cittadini americani”. […] l’hai scritta a diciassette anni […] non so se a diciassette anni eri il Martin che tutto il mondo conosce (probabile di no), ma sapere che avevi la mia età mi fa sperare che forse anch’io, col tempo, riuscirò a chiarirmi le idee”.

Fate presto, bambini

“Fate presto bambini. Inventate una specie di Unicef a favore degli adulti. Finanziate per noi, con una questua di valori umani, un programma di emergenza alimentare, di cui siano companatico la tenerezza e la giustizia. Istituite un fondo internazionale di speranza”. Una lettera aperta rivolta ai bambini dei paesi più poveri insieme ad alcuni suggerimenti per educare alla pace.

Milagro piccolo prodigio di luce

Scritto dopo un viaggio in Argentina dove don Tonino ebbe modo di visitare le zone più povere delle città, il libro racconta ai ragazzi del suo incontro con una bambina poverissima e la sua famiglia. Vistando la sua casa, il vescovo scoprì che vi si leggeva il vangelo “unica speranza per la nostra povertà” come gli disse la madre. “Dunque, quella baracca non era un rifugio di disperati. Lì, al centro di quel tugurio, accanto alla fiamma del camino, crepitava un fuoco ancora più robusto: la speranza dei poveri”.

Filastrocca a braccia aperte

Una scuola e tanti bambini dove “ci sono capelli ancora addormentati, capelli come la seta o come il grano, nuvole di ricci o ciuffi scompigliati. Colori della pelle come argilla, colori di nascenti arcobaleni, colori vento, pioggia, tuono, ambra”. Una carrellata di bambini tutti diversi che rivendicano con forza l’importanza dell’accoglienza.