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Autore: Annalisa Brunelli

Guardami

“Poi ho pensato che, ok, gli occhi mi abbandoneranno, questo è vero, ma chissà quante mille altre cose mi regalerà il futuro”. Le riflessioni di otto giovani non vedenti o ipovedenti su moda, arte, video e tecnologie, fotografia e movimento partendo dalla propria esperienza personale. “Toccare i tessuti, fare il pane, modellare la creta, amare Van Gogh. Sentire, trasmettere, proiettare all’esterno: il sentimento della bellezza si rivela in modi misteriosi, indicibili, invisibili. Forse, per questo, non c’è bisogno d vedere ma, invece, è bene sapere guardare. Guardami. Il primo passo verso la bellezza comincia da qui”.

La formica rossa

Vania è nata con un difetto congenito ad un occhio, si considera bruttina ed emarginata e si crogiola nella sua solitudine che condivide solo con i vicini di casa, in particolare il suo coetaneo Pirach e un anziano signore cui fa spesso compagnia. Vive con il padre, un uomo originale di cui un po’ si vergogna, che fatica a superare la scomparsa della moglie. L’inizio del nuovo anno scolastico le porta nuove prese in giro e scherzi crudeli mentre Pirach fa coppia con la sua peggior nemica. Vania, abbandonata anche dal suo miglior amico, si sente sempre più sola e sfortunata. Poi qualcosa cambia: arriva una nuova compagna, Victoire, che, pur con una sindrome che allontana tutti, reagisce all’emarginazione molto diversamente da Vania. Intanto ma una lettera misteriosa costringerà Vania a guardarsi dentro e a cambiare atteggiamento.

Coyote Sunrise e il posto perfetto

Dopo aver recuperato la scatola con tutto quello che le ricorda la mamma e le sorelle morte, Coyote deve ora fare i conti con un altro passaggio doloroso: la sua mamma dove avrebbe voluto fossero sparse le sue ceneri? E lei è pronta? “Volevo davvero spargere le ceneri della mamma, dirle addio per sempre? Pensai a mia madre che mi preparava i pancake a forma di cuore, che mi canticchiava filastrocche […] No! No e poi no! Non volevo lasciarla andare. Ma forse…forse in parte lo volevo. Del resto era stata lei a chiedere di essere liberata. Ed era quello che voleva anche papà. Era passato tanto tempo, ormai. Che senso aveva quel mio volerla trattenere a ogni costo? A pensarci bene, non mi faceva neanche stare meglio […] Volevo bene a mia mamma. Tanto. Tantissimo bene. Le volevo un bene dell’anima. Lei se ne era andata e io ero triste, molto triste. Ma era giunto il momento di lasciare andare una parte di quella tristezza. Per poter rafforzare la presa e aggrapparmi a mia madre ancora di più, ancora più forte”.

Scritti imprudenti

Il libro raccoglie una selezione di articoli che Claudio Imprudente ha scritto negli anni. Leggerli insieme, uno dietro l’altro, è come ripercorrere la storia della disabilità in Italia, toccando i temi principali che contraddistinguono il dibattito pubblico: l’inclusione a scuola e nella società, i pregiudizi e gli stereotipi, il rapporto con il corpo e i sentimenti, l’immagine veicolata dai mass media e dalla pubblicità. La sua scrittura ‘imprudente’, leggera e ironica, ci apre dunque le porte per un’ampia riflessione su dove siamo arrivati e dove possiamo ancora andare in merito ad accessibilità, inclusione e rappresentazione delle persone con disabilità.

Le degenerate

Il romanzo racconta di quattro ragazzine rinchiuse in un istituto “per deboli mentali”. Siamo nel 1928, negli Stati Uniti, la teoria eugenetica ha molti seguaci (altri ne seguiranno in Europa con le conseguenze che conosciamo tutti). In quegli anni nascono numerosi istituti dove vengono segregati a vita tutti coloro che non corrispondono ai canoni stabiliti. Qui finiscono gli esseri umani considerati indegni, non solo con disabilità ma anche se sono poveri, orfani, magari in attesa di un figlio fuori dal matrimonio o emigrati da altri paesi. La storia di London e delle sue amiche, pur se di fantasia, si rifà alle storie vere dei tanti bambini e ragazzi cui è stata tolta la possibilità di crescere e condurre una vita degna di questo nome. La terminologia che l’autrice utilizza può infastidire ma quanto dicono medici e infermieri corrisponde a quanto davvero è stato detto da persone realmente esistite. Attivista per i diritti delle persone con disabilità, l’autrice ci ricorda anche che questi istituti sono rimasti in attività fino a pochissimi anni fa. Il libro è stampato con criteri di alta leggibilità che ne agevolano la lettura.