Con la consueta abilità, Attilio racconta la storia di un paperino, nato prematuro. Sono soprattutto le immagini dal tratto caratteristico che lo mostrano mentre tenta di emulare i fratelli, più agili e competenti. E’ vero che Primo fa le cose diversamente dai suoi fratelli ma non per questo resterà indietro.
“Mio figlio mi dice ogni giorno quanto sono bella, e per bella intende pulita. Non ha grandi aspettative. Mio figlio non sa tirare la palla o abbottonarsi la camicia o usare il coltello, e a volte non sa cogliere la differenza tra realtà e fantasia. Ma stranamente sa suonare al pianoforte Beethoven in maniera così commovente da farvi piangere. […] a volte pensa che le macchine siano sue amiche e non capisce bene cosa sia un amico in carne e ossa. Ma sente di averne, e ne vorrebbe sempre di più”. Madre di due gemelli adolescenti, di cui uno con autismo, l’autrice si racconta, con ironia e senso critico, evidenziando gli aspetti problematici e le paure per il futuro ma anche tutto quello che arricchisce ogni giorno la sua relazione con i figli.
Partendo dal presupposto che apprendere a leggere e scrivere è una sfida difficile per le persone con deficit uditivo, il volume presenta un metodo particolare per bambini che conoscono la lingua dei segni e raccoglie i risultati di due ricerche condotte l’una in Italia e l’altra in Burkina Faso che ne dimostrano l’efficacia.
Nato da esperienze concrete il volume propone attività e storie illustrate che possono accompagnare persone con deficit cognitivi (ma anche ragazzi giovani alle loro prime esperienze) alla scoperta dei propri diritti, con indicazioni sulle modalità per poterli esercitare.
Tasane, figlio di un rifugiato, dice che non è questo il motivo per cui ha scritto questo libro ma perchè “Tutti noi non vogliamo altro che un luogo a cui appartenere: Vogliamo non dover soffrire la fame. Vogliamo poter ridere e giocare. Vogliamo vivere. E’ per questo che ho scritto Mi chiamo bambino”. Ispirato alle storie dei tantissimi bambini che vivono nei campi profughi, in fuga da guerre e disastri ambientali, il romanzo racconta di alcuni di loro, della loro lotta per un poco di cibo e del desiderio di poter tornare a sorridere e a giocare.