È bello avere un angolino tutto per sé pensa il piccolo corvo quando si ritrova nel cantuccio vuoto di una stanza. Ma in quello spazio non c’è nulla, è troppo vuoto. Così pian piano aggiunge degli oggetti, una pianta, libri, una lampada… trasforma quello spazio nella sua casa. Ma manca sempre qualcosa… Un bell’albo dal formato lungo e stretto e dal finale inaspettato che suggerisce che abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Il libro è “un’indagine personale e una raccolta di riflessioni sul ruolo della normalità come strumento finalizzato a un’esclusione sistematica con lo scopo di etichettare, indebolire e successivamente mercificare le caratteristiche di quelle persone che non rientrano nell’ideale di una norma artificiale […] è un appello a superare questo sistema iper competitivo che basa il successo di alcuni sull’esclusione di tante e tanti, a favore dell’unica alternativa possibile: la cooperazione”.
“Aprirsi a un discorso critico sull’accessibilità non serve solo ad affrontare “i problemi delle persone disabili” (obiettivo comunque di assoluta importanza), ma permette di ripensare alla radice il nostro modo di percepire l’ambiente intorno a noi. L’esercizio di chiedersi “come se la caverebbe una persona con disabilità in questo spazio?” consente di leggere in un marciapiede, un semaforo o un annuncio vocale in stazione le conseguenze di una lunga catena di scelte fondate su determinate idee, per lo più implicite e probabilmente abiliste, riguardo a quali corpi-menti sono “previsti”, legittimi o prioritari, e quali no. Una riflessione sul messaggio che trasmettono i luoghi delle città, luoghi pensati per corpi e menti standard pur nell’affermazione della non discriminazione e dell’inclusione.
“Era il più bravo a inventare e il più bravo a disegnare, mio fratello. E a fare gli aeroplanini di carta […] In fondo c’era solo una cosa in cui non era molto bravo. Ed era essere come tutti gli altri. Però, era una cosa bella. Papà lo diceva sempre. Che bisogna essere se stessi, diceva. Che bisogna averne il coraggio. Krister ne aveva il coraggio. Oppure non poteva fare altrimenti. Bè, era come era. Solo che questo causava un bel po’ di problemi”. È Kaj che racconta del fratello maggiore Krister che viene bullizzato dai compagni di scuola. Cerca di proteggerlo ma dopo l’ennesimo episodio decide di vendicarsi aiutato dall’amica Naima con esiti che sfiorano la tragedia.
Come si vive la sordità? Quali sono gli strumenti che possono venire in soccorso dell’udito? Che cosa sono le lingue dei segni? Sapevate che udiamo con le orecchie, ma ascoltiamo con il cervello? Che i gatti bianchi con gli occhi azzurri sono sordi dalla nascita? Attraverso analisi, dibattiti, esperimenti, aneddoti e racconti, il volume cerca di rispondere a queste e altre domande per raccontare l’infinita avventura dell’ascolto in modo divertente e fuori dal comune e spiegare le neuroscienze con parole semplici e alla portata di tutti. Completano il volume giochi e attività in cui cimentarsi per mettersi alla prova.