Grammatica dell’integrazione
“Guardare la realtà attraverso le storie, tenere accesa la curiosità verso la diversità e l’unicità delle persone, tutte, italiane e straniere, aiuta ad immaginare punti di vista nuovi, aiuta a vedere l’invisibile. C’è bisogno, certo, di leggi e di politiche chiare, di risorse, di manutenzione e costante rammendo e bisogna aver cura e accompagnare i tentativi reali di integrazione. Ma c’è bisogno anche di coltivare visioni, di immaginare un futuro possibile […] servirebbe una “grammatica dell’integrazione” che insegni a costruire il senso del possibile, che aiuti a scegliere i materiali e le tecniche utili per coltivare visioni. Per chi lavora con le nuove generazioni è quasi obbligatorio coltivare il principio speranza: non smettere di provare a fare il mondo come dovrebbe essere”. E per fare questo possono essere utili anche strumenti inusuali, calzature, copricapi, figurine dei calciatori che l’autore presenta raccontando percorsi e progetti per una convivenza possibile e necessaria.


Cosa fa un bimbetto con le ali, solo soletto, circondato da un paesaggio arido e spoglio? Ma ecco che un omone con la testa a stella e capace di volare lo condurrà ad esplorare la notte e le sue meraviglie. Lo riporterà al luogo di partenza con un fiore e l’implicito invito a riportare la bellezza sulla terra.
Liberamente ispirato alla storia personale dell’autrice, madre di un ragazzo con disturbi dello spettro autistico, il romanzo ripercorre la storia di una coppia e del loro bambino, da quando la diagnosi cambia la vita di tutta la famiglia costringendoli a fare i conti con una realtà difficile e la necessità di cambiare il proprio punto di vista.
“La musica per me è gioia, forma, voglia di vivere, danza […] la mia vita è un labirinto che brulica di desideri e ambizioni, fatiche e sogni. Con la mia musica voglio divertirmi ma anche toccare il cielo […] sono un musicista d’azione, non compongo a tavolino. Sono un pittore, mi siedo al piano e cerco note, accordi…è come prendere una tela e tratteggiare: io scarabocchio, mi faccio trasportare da ciò che faccio e vado avanti”. Nato nel 1962, affetto da osteogenesi imperfetta, morto a soli 36 anni, Petrucciani è stato uno dei più grandi jazzisti di tutti i tempi e questa graphic novel ne racconta la storia ai ragazzi.
“Si può, anzi si deve, anche con i più giovani, rielaborare quanto è successo “laggiù”, quel “laggiù” che non è solo in Germania, ma anche nell’ambito del comportamento delle persone. La cosa ancora esiste, sobbolle, o minaccia, e comunque non è finita”. Con queste parole David Grossman invita ad utilizzare questo bello strumento che raccoglie storie, foto, brani di diari, materiale inedito sui ghetti di Lódz e di Terezín insieme a tanti suggerimenti. Un importante punto di partenza per imparare la convivenza e l’accettazione dell’altro insieme ai valori di base che faranno dei ragazzi dei futuri cittadini.