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Mese: Ottobre 2022

La casa di Tolkien

Cosa succede quando in uno stesso romanzo si raccolgono fra i protagonisti una nana sposata ad un uomo con un deficit che rende le ossa del corpo fragilissime, un giovane manager, la sua collega, una bella urologa paraplegica, un vecchio con problemi cardiaci, un indiano metropolitano e tanti altri personaggi improbabili, reali e verissimi? E se poi la storia si snoda fra le strade, le case e le cucine di una Torino nebbiosa e freddissima? Vi invitiamo a leggere questa storia e chissà se anche a voi capiterà come a noi (e a Lella Costa che ha scritto la prefazione) che avremmo voluto non finisse mai.

La più bella nuotata della mia vita

Costretto a seguire la famiglia in un nuovo paese, Jan si ritrova nuovamente a cercar di nascondere ai compagni di classe la sua dislessia di cui si vergogna profondamente. Bravissimo a nuotare si deve arrendere di fronte alle pagine scritte che considera il suo peggior nemico. Una gallina apparsa nel suo giardino sarà l’occasione per conoscere Flo, la ragazzina vicina di casa che gli sembra irraggiungibile. Troppo bella e troppo brava per lui. Scoprirà che anche lei, pur bravissima in matematica, ha i suoi problemi, soffre per l’assenza della madre che lavora lontano e si fa desiderare. Saranno proprio Flo e l’amicizia di Fabi, lo stimolo per provare a fare i conti con le sue difficoltà e trovare il modo di affrontare gli altri ragazzi.

Anna e Anna

“Anna è una bambina come tante altre”, trova conforto nei suoi pupazzi da cui non si separa mai ma ha grandi difficoltà a relazionarsi con gli altri e cerca di non averci niente a che fare. Un giorno si ritrova di fronte una figuretta smilza che le assomiglia moltissimo ma che la spinge a fare cose che altrimenti non avrebbe mai fatto. Con il supporto della sua ombra, perché di questo si tratta, Anna scopre che non è poi impossibile uscire e giocare con gli altri bambini, affrontando la realtà e il rapporto con gli altri.

Adesso che sei qui

“Abbiamo dovuto inventare un modo di stare con la zia. Non c’era un piano, si è costruito un poco alla volta. […] La malattia mette di fronte a due strade. Vedere solo la perduta normalità, sottolinearla in ogni caduta, défaillance, ogni momento di confusione reale o temuta e quindi inseguire una cattiva imitazione di una normalità perduta. Si cerca di riportare il malato alla realtà ma è un errore, un dolore per i malati. Oppure si impara a lasciarsi portare nella loro realtà, a dire un mare di bugie, buone bugie, che fanno bene. È una diversa normalità, normalità perchè comunque c’è una vita possibile per chi è malato, bella e piena, anche se diversa”. Quando zia Camilla comincia a manifestare i primi segni di smarrimento e di perdita di contatto con la realtà, la nipote trova il modo di aiutarla a vivere lo stesso serenamente.

Smarrimento

Theo vive da solo con il figlio dopo la tragica morte della moglie, appassionata attivista ambientale. Lui è un astrobiologo e passa il suo tempo a ipotizzare mondi sconosciuti e diverse civiltà mentre Il bambino, che deve fare i conti con una diagnosi di disturbi dello spettro autistico e deficit di attenzione e iperattività, soffre nel contatto con i coetanei. Dopo aver rifiutato le cure con psicofarmaci caldeggiate da scuola e servizi sociali, Theo decide di procedere con l’educazione a casa per allentare la pressione e accetta di sottoporre il figlio ad un metodo sperimentale non invasivo che dovrebbe aiutarlo a gestire la rabbia e a migliorare le sue relazioni. In un tempo imprecisato, un futuro molto vicino che in certi passaggi assomiglia all’oggi, in un mondo devastato da catastrofi ambientali, padre e figlio vorrebbero prendersene cura e far comprendere l’urgenza di un cambiamento. Ma la lotta è impari e ne escono perdenti.