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Mese: Agosto 2014

Il bambino di Schindler

Era il più piccolo degli “ebrei di Schindler” Leon Leyson che ha deciso di raccontare la sua storia solo molti anni dopo essere emigrato negli Stati Uniti e aver visto il film di Spielberg dedicato all’uomo che aveva salvato la vita non solo a lui e alla sua famiglia ma a più di un migliaio di ebrei. E così insieme a lui ripercorriamo gli anni della sua infanzia in un villaggio della campagna polacca, lo seguiamo nel trasferimento a Cracovia dove il padre ha trovato lavoro e poi via via lo vediamo sempre più limitato dalle leggi razziali, chiuso nel ghetto mentre iniziano le deportazioni. La salvezza sarà nella fabbrica di munizioni dove Schindler riuscirà a tenerlo, insieme a molti altri ebrei, sostenendo il loro essere indispensabili allo sforzo bellico. Anche se da quella fabbrica non uscì mai un solo proiettile.

La produzione di meraviglia

Un uomo nato senza corde vocali, che vive in un suo mondo ossessivo, comunicando con un mazzo di carte da lui stesso create, innamorato di una ragazza bellissima e sola, alla ricerca di un senso per continuare a vivere. Lui guida un piccolo aereo e volano insieme, loro due soli, ripercorrendo la propria storia, ciascuno chiuso nei suoi pensieri ma idealmente rivolto all’altro, mentre sulla terra un devastante terremoto distrugge il mondo che avevano conosciuto e verso il quale erano diretti.

Peer counseling della disabilità

Partendo dalla sua esperienza personale, l’autore propone alcuni cenni sulle problematiche delle lesioni midollari per soffermarsi poi sui gruppi di auto-mutuo-aiuto e il suo lavoro di peer counselor.

Visti da vicino

Una raccolta degli articoli che l’autrice ha scritto nel corso del tempo, partendo dalle sue esperienze personali. Gli articoli sono divisi per argomenti, dai primi interventi educativi ai problemi di sensibilità sensoriale fino alla ricerca neurologica e alle prospettive di carriera e offrono suggerimenti pratici che possono essere messi in atto immediatamente e che possono essere utili per tutti i disturbi dello spettro autistico.

L’evoluzione dell’insegnante di sostegno

E’ possibile pensare ad una scuola più inclusiva senza gli insegnanti di sostegno? La domanda può parere provocatoria o addirittura segnare un passo indietro nella storia dell’integrazione scolastica italiana. Eppure, l’autore lancia questa proposta forte perchè ritiene che una scuola inclusiva abbia bisogno di più insegnanti “normali” in compresenza, di un organico funzionale e di peer tutor, insegnanti specializzati esperti itineranti che aiutino in modo concreto i colleghi curricolari. Solo in questo modo tutto il corpo docente diventerebbe responsabile dell’integrazione senza deleghe ad altri.