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Evelina e le fate

Evelina ha cinque anni e vive nella campagna del pesarese mentre la linea gotica divide l’Italia e la fine della guerra si fa più vicina. La sua voce bambina, in un intreccio di fantasia e realtà, racconta con vividezza  la vita contadina di quegli anni, fatta di fatiche ma ricca di relazioni,  rispetto e tolleranza. E così la seguiamo nel corso di un anno in cui al ritmo delle stagioni e della campagna si affiancano le bombe, un gruppo di sfollati accolti dalla sua famiglia, i tedeschi e i partigiani.

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Prima che venga giorno

Mentre aspetta le prime luci del mattino, un’anziana donna ritorna col pensiero alla sua infanzia segnata per sempre dalla morte delle persone a lei più care e il suo ricordo si intreccia nel libro con lo stesso  racconto, visto con gli occhi della bambina che era allora, quando nel luglio del ’44, a Pratale nelle valli del Chianti, i tedeschi uccisero 12 civili, risparmiando all’ultimo momento solo le donne e i bambini. La storia vera di una strage fra tante, dimenticata come dimenticate furono quelle donne sopravvissute, in attesa di una giustizia  e di un riconoscimento che non sono mai arrivati.

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Una notte ho sognato che parlavi

“Un padre che racconta un figlio in un libro, mentre scrive, pensa al figlio che lo leggerà. Nel mio caso, scrivo e basta. Tommy non mi leggerà mai, perché non gliene importerà mai nulla di quello che io possa aver scritto qui, ammesso che un giorno riesca a fare qualcosa di assimilabile al leggere […] Tommy è un oracolo da ascoltare stando fermi, e senza troppo arrabattarsi a farlo agitare sui nostri passi. Molto più interessante è respirarlo e cercare di rubare qualcosa del suo segreto d’immota serenità”. Una lunga riflessione sulla relazione con il figlio e sulla paternità, il racconto di una vita cambiata da una diagnosi di autismo ma alla ricerca di un equilibrio e di una prospettiva per il futuro.

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Fattoria sociale

Frutto di una lunga esperienza concreta, il libro, attraverso una riflessione teorica fortemente connessa con  la pratica, racconta il lavoro di una fattoria sociale che ha accolto e accoglie adolescenti con disabilità e cerca di realizzare un contesto competente di sostegno che concilia logiche incompatibili, quali mercato e solidarietà, in un percorso di accompagnamento verso la conquista di un ruolo di adulto lavoratore, ben lontano dall’immagine di eterno bambino che spesso si associa alle persone disabili.

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Castelli di fiammiferi

“La mamma dice che non ce la fa più, che non riesce ad andare avanti così – dice Jan un po’ più forte, osservando attentamente Lisa. Gli estranei non riescono a capire se Lisa ascolta, perchè lei non guarda nessuno, non muove la testa. Si limita a giocare con il portachiavi, facendo scorrere le chiavi fra le dita, sempre allo stesso modo, una dopo l’altra. Ma Jan riesce a capire quando Lisa ascolta […] A dire la verità, Jan ha un po’ paura. Se Lisa si rendesse conto che la mamma non ce la fa più e forse se ne vuole andare, comincerebbe a gridare forte, forte, come non ha mai fatto prima”. E’ centrato sulla relazione fra i due fratelli, questo bel romanzo che riesce ad affrontare con grande delicatezza, filtrandole attraverso la voce bambina di Jan, tematiche complesse che toccano punti sensibili delle dinamiche familiari in presenza di persone con deficit, fino al riconoscimento della necessità di un aiuto e alla sofferta ricerca di soluzioni esterne alla famiglia.

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Canguro Papini

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