C’era una volta un delfino piccolo piccolo
“C’era una volta un delfino piccolo piccolo. E c’era una volta la sua mamma delfino […] Il mio cucciolo è troppo piccolo – disse la mamma – così piccolo che non sembra neppure un delfino ma solo un piccolo pesce muto degli abissi”. Una storia lieve dedicata a tutti quei genitori che lottano insieme al loro bambino nato prematuro e che ripercorre insieme a loro i passaggi dolorosi, le cure specialistiche, il dolore della separazione e l’ansia per il futuro. Un bel modo per raccontare agli stessi bambini poi cresciuti la loro storia ma rivolta anche ai loro fratellini e sorelline per aiutarli a capire cosa sta succedendo.
La maglia del nonno
“A volte nonno Ignazio non mi riconosce. La prima volta che è successo ci sono rimasto male ma ora non mi dispiaccio più molto. Il nonno a volte c’è, a volte non c’è, ma so che non si dimenticherà mai davvero di me”. Ispirato a una storia vera, il racconto della malattia del nonno vista attraverso gli occhi del nipote. Un modo delicato di raccontare gli effetti che l’Alzheimer produce e l’importanza delle relazioni, anche se “i nostri nonni non possono più venirci a prendere a scuola e sono diventati un po’ strani, ma è sempre divertente stare con loro. A volte sembra quasi che ci si capisca meglio: in fondo, se loro tornano un po’ bambini, è ovvio”.
Il libro è impaginato con i criteri dell’Alta Leggibilità, un progetto che la casa editrice porta avanti dal 2005 per avvicinare alla lettura anche i ragazzi dislessici, stranieri o non abituati a leggere.
Gioco d’equilibrio
“E’ da presuntuosi credere che a questo mondo ci sia qualcuno davvero indipendente. Naturalmente data la mia cecità io dipendo molto dagli altri. Oggi potrei considerarlo uno svantaggio sostanziale […] ho imparato a pensarla in tutt’altro modo. Si sprecano molte energie se si cerca di nascondere le proprie debolezze per mettersi in testa un falso senso di superiorità […] a quota seimila per un cieco e una persona priva di un braccio è infatti molto più semplice dichiararsi a vicenda cosa si è in grado di fare, anzichè cercare di ingannarsi reciprocamente. In quel modo, le poche energie disponibili in situazioni così estreme si possono impiegare per le cose essenziali. Una consapevolezza che ha pur sempre portato il mio amico Peter e me fino in cima all’Aconcagua. E che mi ha fatto capire che il punto non è ciò che si ha o non si ha, ma come si gestiscono i propri deficit e come ci si relaziona con gli altri”. Holzer ci conduce per mano tra cime ventose e pareti ripidissime, piste da sci e lunghi giri in bicicletta e intanto ci racconta come è possibile condurre una vita piena anche senza la vista.
La B capovolta
L’autrice sceglie un modo originale di raccontare ai bambini la deportazione e lo sterminio degli ebrei: uno sguardo fuori dalla finestra dove alcuni bambini camminano sotto la pioggia ed ecco che il piccolo protagonista parte per un viaggio immaginario che lo conduce, a fianco di piccoli ebrei, sul treno e poi in un campo di concentramento nella graduale scoperta di una storia prima ignorata lungo la quale lo fanno riflettere le parole di Primo Levi, compagno di viaggio e bussola per orientarsi in un mondo sconosciuto e inimmaginabile.
Persone prima che disabili
Una riflessione “sugli interrogativi morali, sull’esigenza di giustizia, sulla domanda di senso che la condizione disabile evoca […] richiamando l’attenzione su ciò che la disabilità ci dice a proposito della condizione umana universale: condizione segnata per chiunque da una dignità inestimabile e da una ineluttabile vulnerabilità”. Una riflessione accompagnata anche dalle parole di chi è stato coinvolto direttamente e ha raccontato la sua esperienza, come Julia Kristeva, Jean Vanier, Giuseppe Pontiggia.