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Autore: Annalisa Brunelli

Cura educativa, relazione d’aiuto e inclusione

“Per promuovere processi di autentico cambiamento lo strumento più efficace di cui dispone l’educatore socio-pedagogico è la relazione intesa come strumento e metodo di lavoro all’interno della quale in un clima di accoglienza, empatia e fiducia l’educatore con la propria presenza sia capace di accompagnare la persona in difficoltà, in modo competente, nei tempi e negli spazi della quotidianità”, finché non sia in grado di riprendersi cura di sé e di realizzare il proprio progetto di vita ed essere protagonista della propria storia.

Irma Kohn è stata qui

“Lei non c’è. La sua camera è un disastro. Mobili fracassati, legni scheggiati, sul pavimento collanine e specchietti, brandelli di armadietti”. Si apre così questo intenso romanzo quasi una sceneggiatura per il teatro, che ci trasporta a Königsberg, la più orientale delle città tedesche, alla fine dell’inverno del 1945. La guerra è perduta, i russi sono alle porte ma lo sterminio degli ebrei continua e in città si cerca una ragazzina sfuggita alle liste. Lo Judenrat deve ritrovarla, pena la morte di altri, l’ufficiale incaricato della liquidazione la cerca con ansia per concludere il suo compito mentre alcune prostitute la nascondono. Morte e vita, salvezza e perdizione si intrecciano nei pensieri e nelle azioni dei personaggi che popolano le pagine mostrando il confine sottile fra bene e male perché “dove sta il male è chiaro. Ma dove si annida il bene, anche nel cuore del male, è un mistero che tutti dovranno pagare caro”.

Il bambino che guarda con le mani

“Zusa ha sei anni e il suo fratellino Kamil ha cinque anni e i capelli chiari. Possiamo anche cominciare da lui: Kamil ha cinque anni e la sua sorellina, Zusa, ha sei anni e i capelli castani. Ma Kamil non sa che colore è il castano, perché è nato cieco”. Si apre così il primo dei tanti piccoli racconti che ci mostrano pranzi in famiglia, gite in bicicletta, gare con il nonno, feste di compleanno, giornate di scuola, scherzi e piccoli dispetti e che focalizzano la nostra attenzione sulle cose che il bambino sa fare o che riesce a fare anche senza la vista. La sua visione della vita è ricca, ironica, a volte divertente, a volte toccante mentre ribadisce con forza che “non era affatto un infelice. Non ci vedeva, punto e basta”.

Tomasz Małkowski, Joanna Rusinek

La parola che forma: fiabe, poesie, racconti e sceneggiature per riconoscersi e riconoscere

Una raccolta di saggi sul tema della letteratura, in particolare la letteratura per l’infanzia, come mediatore per educare e educarci, accompagnata da un’antologia di fiabe, racconti anche autobiografici, poesie e sceneggiature teatrali.  Chi legge questi testi, precisa Andrea Canevaro, “si trova anche e soprattutto in compagnia di chi si racconta. Per qualcuno è un volersi rappresentare per non essere rappresentato da altri. Un volersi raccontare per non essere raccontato, o raccontata. Per non essere derubato o derubata della propria immagine”.