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Autore: Annalisa Brunelli

C’è un albero in Giappone

È un albero di cachi che ci trasporta a Nagasaki e racconta del giardino dove fu piantato e della famiglia che se ne prese cura. Racconta anche delle guerre che ne hanno rattristato le giornate mentre i bambini gli giocavano intorno. Narra, infine, della bomba atomica e della distruzione che ha seminato. Nel 1945, un albero di cachi sopravvisse davvero e da oltre vent’anni il Kaki Tree Project consegna ai bambini di tutto il mondo le pianticelle di seconda generazione nate dalla pianta madre, chiedendo loro di allevarle e di produrre espressioni artistiche che abbiano come tema l’albero di cachi. Perché nell’arte risiede la capacità di immaginare il dolore altrui e la forza di creare un mondo nuovo.

Come d’aria

“Desideravo la bellezza, l’ho detto. E tu, a dispetto degli occhi molto ravvicinati e delle sopracciglia unite, nonostante lo strabismo e la microcefalia, sei sempre stata una bella bambina. Si può dire che la bellezza sia stata insieme la tua condanna e la tua salvezza […] all’inizio questo mi infastidiva, mi domandavo se fosse giusto che gli altri si avvicinassero a te solo perché eri bella. Ma poi in quel “solo” ho trovato il senso più nobile e profondo della parola bellezza. Ho pensato che ciascuno di noi riceve almeno un dono dalla vita e che, nella sfiga generale, tanto vale approfittarne. Desideravo la bellezza e l’ho avuta: ho avuto te […] sono qui sdraiata sul letto e ti scrivo mentre fuori piove […] la tua badante diventa anche la mia. La domenica il babbo ci solleva entrambe dal letto […] finirò con disciogliermi in te? Sono Ada. Sarò D’aria”.

La guerra è finita

Siamo nel 1918, in Inghilterra, sul finire della prima guerra mondiale. Il papà di John sta combattendo in Francia mentre la mamma lavora in una fabbrica di armi. L’odio verso i tedeschi è feroce e coinvolge anche i bambini. Ma John non ci sta e quando lo zio di una sua compagna, osteggiato da tutti perché obiettore di coscienza, gli mostra le foto dei bambini tedeschi capisce che sono uguali a lui. Sarà a uno di questi bambini che scriverà: “Caro Jan sono un ragazzino come te. Non sono in guerra contro di te. Non sei in guerra contro di me. Il tuo amico John”.

Una stagione in più

“Da qualche notte la testa mi picchia/il male non passa…accidenti, accipicchia/non sto affatto bene, non son più me stessa […] questa sarà una nuova stagione/con tante cose a cui fare attenzione/le do un nuovo nome perché sia perfetta/e scelgo quello di una streghetta”. Mentre cambiano le stagioni, le filastrocche accompagnano una bimba nel suo percorso di cura. Un piccolo libro che può aiutare i tanti bambini che devono affrontare malattie oncologiche e lunghe ospedalizzazioni.

Sono Marìca disabile spericolata

“Ho sempre desiderato assaporare la vita, fare le esperienze che fanno tutti, lasciarmi prendere dalle emozioni, innamorarmi, perché non volevo – e non voglio – essere spettatrice della mia esistenza, ma vivere pienamente”. Non ha avuto una vita facile Marìca (con l’accento sulla i, precisa lei), nata con una disabilità motoria che la limita nei movimenti ma non nel desiderio di autonomia. In questo è stata assecondata dal padre, morto troppo presto, mentre le apprensioni della madre le hanno spesso sbarrato la strada. Nel libro ripercorre la sua vita e le tante difficoltà che ha dovuto affrontare per poter raggiungere indipendenza e serenità.