Comprendere la sordità
Una mappa per orientare che si avvicina al mondo delle persone sorde “una rappresentazione non oggettiva e conclusa, bensì basata sul nostro modo di vedere e sentire, sugli studi, le ricerche e le esperienze fatte, sulle relazioni attuali e pregresse […]. Non si parlerà tanto della sordità, quanto piuttosto delle persone sorde […], si cercherà di descrivere e dare significato piuttosto che spiegare e dare soluzioni definitive, di comprendere piuttosto che di giudicare”. Un libro che propone un percorso che ha inizio alla nascita di un bambino sordo e lo accompagna attraverso la crescita, la logopedia e la scelta della strada per comunicare, l’inserimento scolastico.


Nato dal vissuto di due persone sorde dalla nascita, che utilizzano sia l’italiano che la Lingua Italiana dei Segni , e dall’esperienza di una formatrice in ambito teatrale e dei linguaggi non verbali, il libro propone un percorso di apprendimento della LIS in forma di gioco per bambini tra i 4 e i 7 anni. Come sostengono gli autori “non ci proponiamo di abbattere muri, ma piuttosto di attraversarli, aprendovi un varco con uno strumento chiave universalmente riconosciuto per la sua efficacia: la conoscenza della lingua dell’altro”.
“Sara posò lo sguardo sul paesaggio sconfinato e deserto che scorreva davanti al finestrino. Non sapeva più chi fosse matto e chi non lo fosse. Sua mamma era matta? Zia Ubalda era normale? E lei cos’era?”. La storia di una ragazzina che cerca con grande determinazione la strada per arrivare a far capire ai genitori, alla madre in particolare, quanto è importante saper osservare e ascoltare per capire davvero gli altri. E quanto sia sottile la linea che separa la vera comprensione dalla convinzione di saper sempre cosa fare solo perché ci si considera adulti responsabili e senza disabilità. Ubalda saprà dimostrare, con l’aiuto di Sara, che sa perfettamente cavarsela da sola, anche se viene considerata solo una povera ritardata. “E invece sì – si ostinò zia Ubalda – io so benissimo quello che pensi: Ubalda è handicappata – pensi – e non deve comportarsi sempre in modo così strano. Io ti dò sui nervi. Credi che io non lo sappia, ma io so tutto-tutto-tutto” […] Ci volle un bel po’ prima che la mamma scostasse di nuovo le mani dal volto “Volevo…volevo semplicemente che tutti stessero bene – cercò di spiegare – volevo occuparmi di ogni cosa. “A volte si può esagerare in questo – osservò con garbo Irene”.