La teoria imperfetta dell’amore
“Ti prego, non prenderla male, ma sei così strano – dice lei – Strano in senso buono, però, capisci? Strano in senso buono. Strano in senso buono è ciò che mi vado ripetendo di essere da anni, quando essere soltanto strano era un fardello troppo pesante da portare. Strano in senso buono è l’unica soluzione al problema, se normale non è un’opzione praticabile. Strano in senso buono potrebbe tranquillamente essere il contrario di fico, ma non ho mai aspirato ad essere fico”. David ha sedici anni, parecchie difficoltà a relazionarsi e necessità di tenere tutto sotto controllo. Come dice lui, nella vecchia classificazione delle disabilità gli sarebbe stata diagnosticata la sindrome di Asperger. Quando il papà della sua compagna Kit muore e la vita della ragazza va in pezzi, i due si ritrovano vicini. Sarà l’incapacità di David di mentire e la necessità per lei di poter dare alle cose il proprio nome che li aiuterà a superare dolori e pregiudizi per percorrere un pezzo di strada insieme.


“Cosa vuol dire coraggio? Coraggio è la forza per vivere come si vuole, come si crede”. Poche frasi accompagnano il percorso quotidiano di una bambina che porta la biancheria lavata dalla madre ad un uomo che non esce mai dalla casa dove vive circondato da libri. La curiosità la spingerà a domandargliene ragione e ad accettare il libro che le propone di leggere. Sarà l’inizio di una relazione che farà scoprire alla piccola un mondo sconosciuto e spingerà l’uomo a confessarle le ragioni del suo isolamento: “Da giovane ho avuto un amore, un ragazzo che si occupava del giardino… A volte andavamo insieme fino al ruscello. A quei tempi, la luce non mi faceva paura. Ma lui se ne andò e io non ebbi il coraggio di andarmene con lui”.
Mentre in classe si sta discutendo dell’attentato della sera precedente, la polizia fa irruzione nella scuola e porta via un bambino sostenendo che sia il responsabile della strage. Come è possibile che un bambino di nove anni abbia potuto arrivare a tanto? Mentre leggiamo capiamo che si tratta semplicemente di un caso di omonimia ma non sono altrettanto veloci a capirlo le forze dell’ordine che, in un crescendo di situazioni surreali, lo sottopongono a interrogatori estenuanti senza mai ascoltare veramente le sue risposte.
Una versione della fiaba della bella addormentata raccontata da un inedito punto di vista: quello della fata dimenticata e della famosa maledizione. Scopriremo così che non sempre i cattivi lo sono veramente, che le sue parole sono state fraintese e che le altre fate non erano poi così buone e tolleranti. Una storia divertente che invita anche a guardare dietro le apparenze, cercando di ascoltare veramente le persone e non dare nulla per scontato.
“Mio caro Marwan […] guardo il tuo profilo alla luce dello spicchio di luna che rischiara il cielo, il tuo sonno innocente, le ciglia che sembrano disegnate. Ti ho detto “Dammi la mano. Non ti succederà niente di male”. Sono solo parole, l’espediente di un padre. La fiducia che riponi in me mi strazia. Perché questa notte riesco solo a pensare a quanto è profondo il mare, a quanto è vasto e indifferente. E a come sono impotente io, incapace di proteggerti”. Sotto forma di lettera al figlio, un uomo sulla riva del mare aspetta il mattino e la partenza del barcone che li porterà verso un futuro incerto e sconosciuto. Nell’attesa, gli racconta del loro passato e cerca di spiegargli cosa è cambiato e perché devono partire.