Quando tutto diventò blu
“La prima volta successe in treno di ritorno da Bologna. Non so cosa mi prese. Era come tremare tutta […] il cuore sembra impazzire … devi calmarlo … devi calmarti […] all’inizio il dottore ti fa prendere poche gocce … hanno un sapore buono di big babol … l’effetto è quasi immediato. Quando lo usi spesso l’odore ti nausea”. Un graphic novel, tutto sui toni del blu, che segue una ragazza alle prese con paure e attacchi di panico che cerca la strada per ritrovarsi e rialzare la testa.


“Attraverso il tatto raccolgono materiale: ricordi, colori, parole un tempo pronunciate, tracce di profumo e i più piccoli frammenti di suoni dimenticati. Recuperano pezzi del passato, lontano e vicino. Combinano questi elementi con molta attenzione, creando i sogni che alla fine introducono negli esseri umani”. Gossamer significa impalpabile e impalpabili sono le piccole creature che nel corso della notte infondono alle creature loro affidate sogni sereni e densi di ricordi cercando di contrastare gli incubi e quindi i segni lasciati dalle sofferenze che sono stati costretti a sopportare. In bilico fra fantasia e realtà, con grande delicatezza l’autrice tratteggia la storia di un bambino allontanato dalla famiglia per sottrarlo ad un padre violento mentre la madre cerca di ricominciare da capo in attesa di poter riavere il figlio con sé.
“Mi chiamo Yakov […] tutti i giorni accompagno le mie sorelline al parco […] ho una vera passione per lo spazio. Sono sicuro che un giorno andrò sulla luna, su Marte, su Titano o Ganimede”. Siamo a Montreal e chi racconta è un ragazzino ebreo. Lo vediamo mentre siede sulla panchina immerso nella lettura, dimentico delle sgridate del padre che lo vorrebbe ad aiutarlo in negozio. Un giorno incontra Aïcha che ha la sua stessa passione. I due diventano inseparabili ma non hanno fatto i conti con le loro famiglie, entrambe rigidamente osservanti. La bambina è musulmana e il padre le vieta ogni contatto con Yakov e finisce per trasferire la famiglia. Ma i due bambini non smetteranno di credere nei loro sogni e arriveranno a realizzarli.
“Mio padre sa andare in bicicletta con una gamba sola. Del resto ne ha una sola. Una e mezzo, per la precisione. Sa andare in bicicletta con una gamba sola indossando un marsupio sul davanti con un bebè dentro e con le stampelle sul manubrio. Personalmente non l’ho mai visato portare un bebè, perché quel bebè ero io”. Ole ha tredici anni e racconta in prima persona della sua famiglia, del padre che, pur senza una gamba riesce a fare di tutto, della madre in procinto di partire per il Tibet e dello zio Arie che ha un deficit cognitivo importante e vive in un istituto. Quando, insieme al padre, si ritrova a trasferirsi nella casa ereditata da un nonno di cui non sa nulla e che non ha mai conosciuto, scopre pian piano perché il padre si rifiuta di parlarne e come mai il suo ricordo non sia piacevole per nessuno.
Dopo un anno dall’entrata in vigore della legge 112/16 conosciuta come la “legge del dopo di noi”, si è costituito il comitato Officina Dopo di noi con il compito di promuovere la cultura dell’inclusione e supportare l’attuazione della legge. Il corposo volume raccoglie le osservazioni effettuate nel corso di un biennio sulle disposizioni di assistenza in favore di persone con disabilità prive del sostegno familiare.