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Mese: Febbraio 2018

Revolution

Pagina dopo pagina bellissimi animali, incroci improbabili e straordinari, si incontrano, si uniscono, hanno cuccioli che assomigliano e insieme sono diversi dai loro genitori e che, a loro volta, si incontrano e hanno altri cuccioli, in un girotondo senza parole ma dal messaggio chiarissimo, che anche la stessa autrice ribadisce: “Se risalissimo ai nostri tris nonni e più su ai loro tris tris nonni scopriremmo di avere antenati di tanti paesi diversi e parenti sparsi un po’ in tutto il mondo. Lo rivela il nostro DNA […] questo libro racconta con la sola forza delle immagini, la potenza dell’amore, della trasformazione, delle diversità e delle somiglianze che sono all’origine di tutti noi”.

L’orto di Simone

Il piccolo coniglio protagonista è molto orgoglioso del suo orto dove coltiva bellissime carote ma l’arrivo di tanti nuovi animaletti che si accingono a piantare melanzane, lattuga, fragole, lo fa arrabbiare così se ne va. Ma ritornerà presto.

Ti dico la verità: un uomo racconta a suo figlio come è diventato padre

“…il tempo passava, e Mattia cresceva. Così, quando ho capito che potevo portarlo in ospedale, l’ho fatto. La maggior parte delle persone che erano intorno a me dicevano che ero pazzo. Mattia aveva otto, nove, dieci mesi, l’ospedale, dicevano, non è un posto adatto per un bambino. Certo che non lo è, ma quell’ospedale era il posto dove stava sua madre. Così ho scelto, ho pensato che nella sua vita c’era quello, una madre in stato vegetativo in una camera d’ospedale. Sua madre era lì, quel poco che c’era, poteva essere una testimonianza. Un corpo che lo aveva avuto e generato, un legame con me, una storia concreta con cui fare i conti […] Potevo dirgli solo la verità, avevo solo la verità […] la verità lo ha educato, più di quello che potevano fare discorsi o favole belle. La verità gli ha fatto male, ma la verità non era un’opzione tra le tante, era la sua vita”. Sei mesi dopo la nascita del piccolo Mattia, la sua mamma entra in stato vegetativo e muore dopo tre lunghi anni. E’ il padre che racconta la loro storia e come è riuscito a guardare avanti.

I miei bambini hanno i superpoteri. Storia della nostra dislessia

“Chiediamo e richiediamo lumi ai vari specialisti, però ognuno si prende la responsabilità solo della propria parte: uno fa i test e la certificazione, l’altro la terapia, l’altro ancora la logopedia. Col risultato che la ricetta pratica, quella da cucinarti tutte le sere per stare meglio e non sclerare, nessuno ce la passa. La dobbiamo inventare. Mischiando gli ingredienti, approssimando le dosi, rigirando la minestra e sperando che, se non è buona, almeno sia commestibile”.  E’ una mamma che racconta, in prima persona, la storia della propria famiglia, dei due figli con disturbi dell’apprendimento e della lotta quotidiana per sostenerli e valorizzarli.

Anzitutto bambini: il bambino con disabilità ad alta complessità assistenziale e in stato di abba

“… se devono esserci dei luoghi per questi bambini diversi dalla propria casa allora è proprio importante che siano case e non luoghi asettici, case dove può entrare mezzo ospedale se così deve essere ma sempre casa e non ospedali, dove poter essere bambini e non pazienti. E servono persone che ogni giorno fanno gli equilibristi per fare il proprio lavoro, perché si tratta di un lavoro che ha in sé potente la necessità di non esserlo, perché alle volte il limite tra lavoro e qualcosa di più profondo è così delicato e fragile ma allo stesso tempo indispensabile […] Riflettere su un ambiente così complesso richiede lo sforzo di riflettere su tutto il percorso inclusivo iniziato anni fa e offre, ne sono convinto, l’opportunità di chiedersi se ogni servizio ha, possa avere, debba avere, questa sottile area di confine tra lavoro e non lavoro, qualcosa che difficilmente si spiega con parole ma che si sente, si vede: si impara e si insegna, perché altri imparino e si appassionino alle cose fatte in un certo modo”.