Il diario di un anno, una raccolta di pensieri sparsi, di riflessioni e semplici rime che danno voce al vissuto di una madre non più giovane: la sua relazione con il figlio e l’accettazione della sua grave disabilità, i rapporti con il marito, gli amici. Tutto raccontato con semplicità, senso della realtà e un pizzico di ironia.
Un viaggio alla ricerca di se stessa con la sola compagna di Tumi, quattro anni, sordo ma profondamente saggio. La storia di una donna che tenta di ritrovarsi, ripercorrendo a ritroso le strade che dal’infanzia l’hanno condotta alla sua condizione attuale. Un cammino di incontri, silenzi, contatto con la natura mentre la relazione con il bambino si fa sempre più stretta e significativa.
“Ma dove lo vado a trovare io un compagno di viaggio, e per giunta cieco, che voglia venire con me a fare una cosa così strampalata, e per giunta in inverno, e che abbia un’idea di barca e mare? Chi può essere così pazzo da affidare la propria vita a un fallito, disoccupato cinquantaduenne, per giunta nel mezzo di una forte depressione? […] Stavo tentando di uscire da un tunnel lungo anni, da un buio che un cieco poteva riconoscere solo attraverso la sua anima. Era la mia anima che stavo ricercando, l’anima di una persona sana, che aveva solo quello, come me che avevo ormai solo gli occhi che vedevano ma null’altro che drenasse, che mi desse un motivo per andare avanti. Cercavo un mutuo soccorso, prestare un senso mio a chi non ce l’aveva, e prendere il suo per recuperare il mio”. 76 giorni e 3750 miglia marine: sono i numeri dell’avventura di Egidio, non vedente e di Berti che si definisce un po’ pazzo. Due uomini e un viaggio per mare che li cambia profondamente.
” L’icona Anne Frank va ritrasformata nella ragazza, nell’adolescente, nella teen-ager degli anni Quaranta. Rendere Anne di nuovo visibile: ecco l’obiettivo di questa biografia”. Un viaggio attraverso gli scritti del diario ma anche le testimonianze dei sopravvissuti per dare “carne e ossa, desideri e speranze” a una ragazzina troppo spesso idealizzata e appiattita in un’immagine semplificata.
“Come raccontare la vita di chi ha fatto un pezzo di strada insieme a noi resta la difficile impresa a cui siamo tutti chiamati, nessuno escluso. Maria parte dal suo vissuto […]tenta questa difficile impresa per consegnare, anche ad altri, elementi di vita e di speranza. Lo fa perchè è convinta che fare della morte un tabù non serve a nessuno e soprattutto non aiuta chi resta a vivere, chi deve cercare una ragione per ri-elaborare un lutto che soltanto se affrontato può permettere qualche oasi di pace e di serenità”.