‘O maé. Storia di judo e di camorra
Fedeltà, coraggio, umiltà, altruismo. Sono solo i primi quattro codici del Clan dei Maddaloni e Filippo deve scegliere se farne parte. Ma questo clan è diverso, non si tratta di fare la sentinella o scippare qualche passante, non si guadagnano duecento euro al giorno ma “se diventiamo più belli noi, diventerà più bello anche il quartiere. Inutile spazzare via le siringhe e l’immondizia, se restano sporche le persone. Gli spacciatori finiti in carcere, che imparano a soffrire in palestra e trovano un lavoro grazie al Maestro, forse quando usciranno non spacceranno più. I bambini che crescono sulla via della cedevolezza, allenati a lottare a terra per ottenere ciò che vogliono e a rispettare le regole del tatami, domani non accetteranno più i portoni d’acciaio e pittureranno le facciate delle Vele”. Garlando usa nomi di fantasia ma racconta le storie vere di un pugno di ragazzi e di Gianni Maddaloni, un maestro di judo che ha scelto Scampia per dimostrare “che il riscatto è possibile. Attraverso lo sport. Attraverso il sacrificio, la disciplina, le regole…ma anche il gioco. Sono un maestro di judo. Un combattente sul tatami e nella vita. Padre putativo di tutti i ragazzi che nella mia palestra cercano un’alternativa alla strada che per loro sembra già inesorabilmente tracciata”.