Improvvisamente, nel bosco dove tutti vivono in armonia, arrivano tre nuovi animali che suscitano diffidenza e paura. Vengono evitati, sono ignorati i loro tentativi di fare amicizia, si pensa di cacciarli. Quando lo stesso bosco e i suoi abitanti saranno messi in difficoltà da una violenta alluvione, saranno proprio i tre nuovi arrivati a salvarli e questo cambierà tutto.
Poche parole su di uno sfondo bianchissimo, tracce grigie appena accennate, una folta coda poi un musetto. Chi sta cercando? Incuriositi dal mistero, giriamo le pagine, una dopo l’altra, seguiamo la piccola volpe e scopriamo il vecchio gioco del nascondino sullo sfondo di un bosco innevato e silenzioso.
Pagina dopo pagina bellissimi animali, incroci improbabili e straordinari, si incontrano, si uniscono, hanno cuccioli che assomigliano e insieme sono diversi dai loro genitori e che, a loro volta, si incontrano e hanno altri cuccioli, in un girotondo senza parole ma dal messaggio chiarissimo, che anche la stessa autrice ribadisce: “Se risalissimo ai nostri tris nonni e più su ai loro tris tris nonni scopriremmo di avere antenati di tanti paesi diversi e parenti sparsi un po’ in tutto il mondo. Lo rivela il nostro DNA […] questo libro racconta con la sola forza delle immagini, la potenza dell’amore, della trasformazione, delle diversità e delle somiglianze che sono all’origine di tutti noi”.
Il piccolo coniglio protagonista è molto orgoglioso del suo orto dove coltiva bellissime carote ma l’arrivo di tanti nuovi animaletti che si accingono a piantare melanzane, lattuga, fragole, lo fa arrabbiare così se ne va. Ma ritornerà presto.
“…il tempo passava, e Mattia cresceva. Così, quando ho capito che potevo portarlo in ospedale, l’ho fatto. La maggior parte delle persone che erano intorno a me dicevano che ero pazzo. Mattia aveva otto, nove, dieci mesi, l’ospedale, dicevano, non è un posto adatto per un bambino. Certo che non lo è, ma quell’ospedale era il posto dove stava sua madre. Così ho scelto, ho pensato che nella sua vita c’era quello, una madre in stato vegetativo in una camera d’ospedale. Sua madre era lì, quel poco che c’era, poteva essere una testimonianza. Un corpo che lo aveva avuto e generato, un legame con me, una storia concreta con cui fare i conti […] Potevo dirgli solo la verità, avevo solo la verità […] la verità lo ha educato, più di quello che potevano fare discorsi o favole belle. La verità gli ha fatto male, ma la verità non era un’opzione tra le tante, era la sua vita”. Sei mesi dopo la nascita del piccolo Mattia, la sua mamma entra in stato vegetativo e muore dopo tre lunghi anni. E’ il padre che racconta la loro storia e come è riuscito a guardare avanti.