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Autore: Annalisa Brunelli

Fuga nella neve

Angelo e Lidia sono cugini, lui ha undici anni e lei sette. Oltre la parentela, li accomuna il fatto di essere ebrei. Dopo aver già dovuto rinunciare alla scuola e ad essere liberi, si troveranno a dover rinunciare ai loro nomi e all’abbraccio dei genitori che, per salvarli, li lasceranno nelle mani di amici fidati. I due bambini intraprendono un viaggio tortuoso che li porterà, prima insieme e poi separati, sulle montagne a nord del Piemonte, accolti da donne e uomini coraggiosi che per proteggerli rischiano la vita. Faranno nuove amicizie, arriveranno a capire in che mondo stanno vivendo e da che parte stare. Sempre nell’attesa che tutto finisca e si possa di nuovo stare tutti insieme.

Neurodivergenze: dall’intervento clinico all’inclusione sociale

Le autrici si propongono di “cercare di conciliare il modello medico-clinico e quello sociale, riconoscere il significato, la storia e il funzionamento di ognuno e indicare una via per cui l’intervento sia rivolto ad acquisire ciò che realmente può essere appreso e rendere i contesti più preparati ad accogliere e lavorare sulle differenze […] si deve lavorare perché scuola, contesti sociali e ambienti lavorativi si modifichino e interagiscano con le divergenze, riconoscendo il loro diritto a una vita nei contesti esistenti”.

Dislessia e metafore

“La metafora permea la nostra comunicazione e non è licenza esclusiva dei poeti: la ritroviamo nella cronaca, nella narrativa, nelle conversazioni quotidiane e nei testi disciplinari […] è da sempre considerata uno strumento per la scoperta, che consente di comprendere e ricordare concetti astratti”. Ma le persone con disturbi specifici di apprendimento possono trovare difficoltà nel comprendere il linguaggio figurato che può portare ad un sovraccarico della memoria di lavoro e a compromettere la comprensione. Il testo, dopo aver esaminato le caratteristiche principali della dislessia e approfondito alcune teorie della comprensione delle metafore, propone alcuni modi alternativi di introdurle nella didattica perché non rappresentino un ostacolo ma diventino elemento di forza e di coinvolgimento attivo.

La città autistica

“Il progetto di città autistica non riguarda solamente dimensioni sociali e culturali, e non si riduce alla necessità di educare e far maturare una cittadinanza tollerante, inclusiva, informata e aperta alle molteplici forme della neurodiversità, o di garantire alle persone autistiche l’accesso a spazi, risorse, esperienze e servizi. Il progetto ha una dimensione politica assai più radicale che riguarda l’invocazione di un diritto alla città, l’orgogliosa affermazione di una presenza e di una differenza, il confronto fra modi radicalmente diversi di fare le cose o di vivere lo spazio urbano. Intendere la città autistica come questione politica chiama direttamente in causa il tema delle identità e dei processi di soggettivazione, cioè di costruzione di posizionamenti sociali e di modi di intendere se stessi, di riconoscersi e di rappresentarsi. Occorre quindi affrontare il tema della collocazione delle persone autistiche nello spazio pubblico e in quello politico della città, della negoziazione sociale della differenza e dei processi che, in maniera più o meno esplicita e anche violenta, insistono sulla sua normalizzazione”. Alcune proposte provocatorie, una sorta di manifesto con principî generali per immaginare realtà urbane più semplici e sostenibili, non solo per chi vive una condizione di neurodivergenza.

Una mente in frammenti

Una riflessione approfondita da parte di un medico che ha anche una diagnosi di ADHD ed è padre di figli con la stessa diagnosi. Un’analisi del disturbo da deficit di attenzione e iperattività che ne ripercorre le origini e il processo terapeutico nella convinzione che sia fondamentale acquisire maggiore consapevolezza delle modalità con cui si relazionano genitore e bambino per poter promuovere lo sviluppo emotivo e cognitivo ed essere di aiuto a entrambi.