“Pesce Chiappa sembra un sedere. Glielo dicono tutti”. Stanco di essere preso in giro per il suo aspetto e di essere fonte di divertimento per gli altri pesci, va in esplorazione dei fondali marini. Si ritroverà in un modo affascinante dove farà numerosi incontri, fino a quello che cambierà le sue prospettive.
“Sull’argine c’è una donna, Rina è il suo nome. Rina ha diciott’anni, il passo incerto, e una borsa carica di coraggio […] il posto di blocco è alle sue spalle, ormai lontano. Disarmato a compassione trema anche il più nero dei cuori. Impotente s’arrende il soldato d’innanzi all’amore zoppo”. È narrata in forma poetica e accompagnata da belle illustrazioni, la storia della nonna dell’autore, che la poliomielite aveva lasciato zoppa fin da piccolissima e che viveva gli stenti di una delle tante famiglie contadine della pianura del bolognese. Non poteva neanche pedalare e usava la bicicletta solo come appoggio al suo camminare e affrontare posti di blocco con una borsa piena di bottiglie di latte e ben altro nel sottofondo. Una delle tante donne che non ha poi chiesto riconoscimenti né onorificenze, scuotendo la testa mentre diceva Cos’avrò mai fatto di speciale?”.
“Le cose sarebbero potute andare diversamente. Le cose potrebbero sempre andare diversamente. Ma chi sarei diventato se non fossi nato con una miopatia congenita? Ci sono vite vissute e vite non vissute, le prime contengono le seconde come l’acqua contiene una bolla d’aria […] sapevo camminare, ma non correre. Sapevo alzarmi da terra ma solo se avevo qualcosa a cui reggermi. All’aperto, sul terreno irregolare, avevo bisogno della carrozzina, che per me significava libertà. Dagli inciampi, dalle cadute, dalla stanchezza. Niente di tutto ciò era una novità: per me era sempre stato così. Sono sempre stato me stesso. Il dubbio era chi sarei diventato […] A un certo punto ho smesso di preoccuparmi quando parlavo con i medici. A un certo punto ho smesso di parlare con i medici, a meno che non avessi un problema concreto e circoscritto per cui chiedere aiuto. A un certo punto ho smesso di considerarmi qualcosa da riparare […] Con queste parole, con questo libro, mi creo uno spazio nel mondo. Se ci riesco, trasformo un pezzetto di mondo, il mio pezzetto, con questo libro, con queste parole”. L’autobiografia dell’autore, un confronto aperto con la propria disabilità e i propri desideri, i pregiudizi e i limiti delle istituzioni e, insieme, una riflessione che attinge all’arte e alla filosofia.
Dalle pagine di un diario scritto fra il 1941 e il 1945 che gli viene consegnato da un anziano signore, un ragazzino ne scopre la storia, la scelta di parte e i forti legami di amicizia con altri coetanei mentre il fratello, reclutato giovanissimo e addestrato rigidamente, ha scelto la parte opposta e milita nelle SS. Il romanzo è ispirato a fatti reali e testimonianze dirette degli ultimi sopravvissuti dei pirati dell’Edelweiss, gruppi antinazisti formati da giovani, di età compresa tra i quattordici e i diciassette anni, che avevano eluso la partecipazione alla Gioventù Hitleriana lasciando la scuola dopo aver terminato l’obbligo scolastico e che erano ancora troppo giovani per dover sottostare alla coscrizione militare. Una storia poco conosciuta ma che merita di essere raccontata.
Alla nascita di Helios, il tanto atteso erede, la coppia di aquile reali che domina le montagne e il reame di Eterea, è al colmo della gioia. Il padre già si immagina voli radenti e ad alta quota, mirabolanti acrobazie e maestose picchiate, ma qualcosa non va: quando arriva il momento Helios non riesce a volare nonostante gli insegnamenti dei migliori maestri che vengono licenziati uno dopo l’altro come incapaci. La soluzione è molto più vicina di quanto si possa immaginare…