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Autore: Annalisa Brunelli

Pinocchio alla rovescia

Felipe è un bambino curioso e attento, si pone tante domande e con grande fiducia le rivolge anche agli adulti. La risposta che riceve è sempre la stessa: a scuola troverai tutte le risposte. Ben presto però la scuola lo trasformerà nell’ennesimo alunno omologato e corrispondente ai desideri di adulti incapaci di ascoltare. Alves fa riferimento al sistema scolastico brasiliano che, in questo piccolo libro, viene criticato ferocemente mettendo in luce come, in tanti casi, è proprio la scuola a trasformare i bambini in burattini di legno. Ma c’è sempre la possibilità di scegliere “una strada porta ad essere guardiani di un sistema scolastico precostituito e ordinato in programmi, contenuti, tabelle, voti; un’altra, strettissima e ardua, a essere maestri che insegnano a volare con le proprie ali, ascoltando il ritmo della propria anima”.

Adesso viene il bello

“Giorgio è il mio figlio “ecologico”, che mi ha insegnato a vivere con meno sovrastrutture, che mi ha mostrato che il figlio buono, quello non difettoso, può scivolare, sbagliare, finire in prigione, subire una violenza, iniziare a drogarsi; tu gli hai parlato di un mondo perfetto, e lui non crederà più nella misericordia, nel perdono e nella meraviglia di rialzarsi. Bé, Giorgio ha sbagliato in partenza, ci ha “delusi” tutti, mi ha fatto addirittura provare la vergogna di una madre che mette al mondo il figlio “fallato”. Ma noi abbiamo scoperto e imparato che questa cosa ci ha reso liberi. La schiavitù di un cromosoma ci ha tolto dall’incastro di pensarci infallibili, di pensarci migliori o forse semplicemente di pensarci, e ci ha regalato la libertà di essere così come siamo”.  La storia di una famiglia qualsiasi che si racconta nella sua quotidianità dopo la nascita dell’ultimo figlio, con sindrome di Down.

Lucilla

“Lucilla è il suo nome. In verità si chiama Emilia. Ma questo era anche il nome di sua madre. E un tempo suo padre trovava fastidioso che due persone alzassero la testa ogni volta che chiamava, per cui in seguito non ha più voluto sentire quel nome. Per questo ora la chiama Lucilla. “Ma non è che brilli tanto, Lucilla – le dice sempre quando dimentica qualcosa o inciampa da qualche parte e il più delle volte proprio mentre ha in mano una pentola di minestra bollente o qualcosa del genere”. Poche righe e già si può immaginare la piccola protagonista alle prese con un padre distratto e oppresso dal dolore che scarica sulla bambina la responsabilità del faro di cui è guardiano. E quando una notte la luce del faro resta spenta e una nave si incaglia fra gli scogli, arriva la punizione: mentre il padre viene murato nel faro con l’obbligo di tenerlo acceso, la bambina viene mandata a servizio alla Casa nera dove pare viva un mostro che nessuno ha mai visto. Ma Lucilla è curiosa e determinata e scoprirà chi è rinchiuso nella stanza della torre, ne saprà conquistare il cuore e soprattutto capirà come renderlo felice. Una bella storia che parla di diversità e pregiudizi ma anche di capacità di ascolto, accettazione e rispetto, nel riconoscimento della dignità e dell’identità di ciascuno.

L’inclusione nella scuola dell’infanzia

Il testo fa il punto sulle pratiche educative e didattiche che favoriscono l’inclusione nella scuola dell’infanzia, offrendo un’analisi dei modelli di riferimento, dal modello individuale all’ICF, dall’approccio capacitante al modello sociale, insieme ad una riflessione su alcuni nodi metodologici quali l’osservazione, la documentazione e la valutazione. In appendice anche una riflessione sulle pratiche di lavoro a distanza attivate in seguito all’emergenza Covid19.

La casa del male

Arturo, Vittorio, Luciano e Liliana sono i giovanissimi protagonisti di questo romanzo ambientato a Milano nell’estate del 1944. Protagonisti immaginari per raccontare una pagina di storia. Cresciuti con il fascismo e la guerra, prendono strade diverse e, mentre Vittorio va sempre più fiero della sua camicia nera, Arturo tende a restare da parte anche se sollecitato a prendere posizione. Sarà costretto a scegliere quando, senza apparente motivo, viene arrestato e portato a villa Fossati dove i tedeschi (e questa è storia vera) rinchiudevano i civili fermati spesso senza motivo, per poi torturarli e picchiarli a morte.