Belli fuori
“Forse, dopo aver letto questo libro, un lettore crederà che io abbia voluto raccontare la bellezza della bruttezza attraverso la scoperta della bruttezza della bellezza, abbia voluto dare dignità a ciò che non è bello, attraverso la relativizzazione della bellezza con la B maiuscola […] non ho cercato di definire la bellezza nella disabilità, ma di suggerirla e di lasciare ad ogni lettore l’avventura di viverla dentro di sé. Non ho voluto dimostrare la bellezza delle persone con disabilità, anche perché ciò non è possibile: non perché non ci sia bellezza, ma perché non si può dimostrare. Possiamo però mettere in dubbio l’uguaglianza bruttezza-bellezza, tante volte data per scontata”. Una riflessione sull’estetica della disabilità, sulla bellezza di quello che si scosta dalla norma.