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Mese: Luglio 2017

Fuori dai margini

Una riflessione sull’educazione, uno sguardo su educatori e insegnanti alle prese con fenomeni di marginalità difficilmente generalizzabili e cui far fronte in modo consapevole e originale. Una lettura stimolante per tutti coloro che si occupano di bambini e ragazzi e vogliono contribuire a farli crescere, ascoltandoli e rispettandone identità e aspirazioni.

La pioggia porterà le violette di maggio

In occasione del suo decimo compleanno Clara riceve un clarinetto che i genitori hanno trovato da un vecchio antiquario e che hanno fatto restaurare. Nascosto nella custodia, un tenero biglietto d’amore che risale a tanti anni prima. La curiosità della bambina la condurrà per le strade di Praga, sempre più a ritroso nel tempo, verso la scoperta delle persecuzioni naziste e del campo di Terezin. Corradini ha raccolto davvero numerosi oggetti provenienti da quel campo e ha cercato di ricostruirne la storia. Un modo per non dimenticare le storie degli uomini, delle donne e dei bambini che li avevano posseduti.

Maritè non morde

“A sua figlia è stata imposta un’etichetta. Così mi dissero […] Mi avevano presentato Maritè prima come down e poi come figlia, senza che io avessi avuto il tempo di conoscerla […] In effetti la verità è che nessuno desidera un figlio down […] la sua caparbietà di bambina desiderosa di vita mi affascinava e mi rendevo conto di quanto siamo prevenuti tutti, me compresa. Noi schiavi del pregiudizio, della finta felicità”. La nascita della terza figlia cui viene diagnosticata la sindrome di Down cambia radicalmente la vita della madre che, in prima persona, racconta il suo lento percorso verso l’accettazione.

Racconti del buio

Dieci storie, diverse per genere e ambientazione, ma tutte accomunate dalla stessa condizione di buio totale in cui si muovono i protagonisti. Lo stesso buio che, in modo imperfetto, permette a chi vede di avvicinarsi e comprendere chi invece non può vedere. “Perché un non vedente dovrebbe cimentarsi con una materia come il narrare, che è in gran parte di marca visiva?”, si chiede lo stesso autore che poi spiega che l’ha fatto “per dimostrare, forse più a me stesso che agli altri, che la disabilità è sempre e soltanto relativa. Rispetto alla letteratura la mia disabilità è stata superata grazie alla letteratura stessa, per diventare in questo modo una disabilità del tutto ininfluente ai fini del risultato”.

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