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Mese: Aprile 2016

In Svizzera la cioccolata è più buona

“Una certezza l’aveva, però: sul confine succedevano delle cose. Cose che dividevano le persone in due categorie, chi stava dalla parte del bene e chi stava dalla parte del male. E lui, Carlo, se ne sarebbe ricordato per tutta la vita, e avrebbe sempre fatto in modo di non smettere mai di vedere quel confine”. Siamo negli anni ’40 del secolo scorso, Carlo ha otto anni e vive sulle montagne vicino al confine con la Svizzera. Quando scopre un coetaneo nascosto in una grotta, senza farsi troppe domande, decide di aiutarlo a passare le montagne, verso la salvezza.

Ero una bambina ad Auschwitz

“Lavoro, lavoro e lavoro. Non c’è modo di riposare. Anche quando andiamo nella baracca a dormire, siamo così stanche che non riusciamo a chiudere gli occhi subito. I miei pensieri si fanno sempre più bui”. Elissa, bambina di fantasia, diventa la voce dei tanti bambini reali che hanno vissuto nei ghetti e poi nei campi di sterminio da cui molto spesso non sono tornati.

Melody

“Non posso parlare. Non posso camminare. Non posso mangiare né andare in bagno da sola. E’ una bella sfiga […] quando gli altri mi guardano, immagino che vedano una ragazzina dai capelli corti, ricci e scuri legata a una sedia a rotelle rosa. A proposito, non c’è niente di tenero in una sedia a rotelle rosa. Il rosa non cambia una virgola […] Vedono forse una ragazzina dagli occhi scuri pieni di curiosità. Ma un occhio è leggermente fuori fase. La testa le traballa un po’. A volte sbava. E’ davvero munita per essere una ragazzina di dieci anni e nove mesi […] sono incapace di dimenticare qualcosa: tengo stipato nella mia mente ogni attimo della mia vita […] soprattutto però ricordo le parole. Ho capito molto presto che nel mondo là fuori c’erano milioni di parole. Tutti intorno a me erano in grado di dirle senza sforzo […] Tutti si esprimono con le parole. Tutti tranne me. E scommetto che la maggior parte della gente non è consapevole del vero potere delle parole. Io invece sì. I pensieri hanno bisogno di parole. Le parole hanno bisogno di voce. Io adoro il profumo dei capelli appena lavati della mamma. Adoro sentire la barba ispida del papà, prima che si rada. Ma non ho mai potuto dirglielo”. E’ Melody che racconta, di sé, della sua famiglia, della scuola speciale che frequenta, della sua voglia di comunicare e di essere come tutti gli altri. Una voce potente e commovente che incarna quella di tanti altri bambini, e non solo, a cui è negata questa possibilità. Sono rari i libri per ragazzi in cui viene rappresentata con realismo e delicatezza una disabilità motoria e di comunicazione grave: Melody permette ai tanti ragazzini con lo stesso tipo di deficit di riconoscersi e vedersi rappresentati. Di esistere e di avere voce.

Rex

Milioni e milioni di anni fa, sulla terra erano i dinosauri a farla da padroni. E, fra tutti, il più terribile era, come tutti i bambini sanno, il tirannosauro che nessuno si azzardava a contrastare nè a disturbare quando era immerso nel sonno. Ma un giorno, mentre il grande tirannosauro dormiva, proprio lì vicino si schiuse un uovo e ne uscì un piccolo dinosauro che, senza alcun timore, gli si avvicinò e “disse la sua prima parola”. La parola era papà. Una storia tenera di riconoscimenti e di affetti che parla a tutti i bambini, figli naturali o adottivi, di quanto sia importante il rapporto con il proprio papà.

 

Nonno

“Nonno sta invecchiando. Qualche volta si sente solo […] ogni tanto fa cose da vecchio. Ogni tanto sembra un bambino”. Un bell’albo illustrato accompagnato da poche semplici frasi che raccolgono le osservazioni del piccolo orsacchiotto e che possono aiutare i bambini ad accettare i cambiamenti e le difficoltà che la vecchiaia porta con sé, mantenendo inalterato l’affetto.