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Mese: Maggio 2013

Una notte ho sognato che parlavi

“Un padre che racconta un figlio in un libro, mentre scrive, pensa al figlio che lo leggerà. Nel mio caso, scrivo e basta. Tommy non mi leggerà mai, perché non gliene importerà mai nulla di quello che io possa aver scritto qui, ammesso che un giorno riesca a fare qualcosa di assimilabile al leggere […] Tommy è un oracolo da ascoltare stando fermi, e senza troppo arrabattarsi a farlo agitare sui nostri passi. Molto più interessante è respirarlo e cercare di rubare qualcosa del suo segreto d’immota serenità”. Una lunga riflessione sulla relazione con il figlio e sulla paternità, il racconto di una vita cambiata da una diagnosi di autismo ma alla ricerca di un equilibrio e di una prospettiva per il futuro.

Fattoria sociale

Frutto di una lunga esperienza concreta, il libro, attraverso una riflessione teorica fortemente connessa con  la pratica, racconta il lavoro di una fattoria sociale che ha accolto e accoglie adolescenti con disabilità e cerca di realizzare un contesto competente di sostegno che concilia logiche incompatibili, quali mercato e solidarietà, in un percorso di accompagnamento verso la conquista di un ruolo di adulto lavoratore, ben lontano dall’immagine di eterno bambino che spesso si associa alle persone disabili.

Castelli di fiammiferi

“La mamma dice che non ce la fa più, che non riesce ad andare avanti così – dice Jan un po’ più forte, osservando attentamente Lisa. Gli estranei non riescono a capire se Lisa ascolta, perchè lei non guarda nessuno, non muove la testa. Si limita a giocare con il portachiavi, facendo scorrere le chiavi fra le dita, sempre allo stesso modo, una dopo l’altra. Ma Jan riesce a capire quando Lisa ascolta […] A dire la verità, Jan ha un po’ paura. Se Lisa si rendesse conto che la mamma non ce la fa più e forse se ne vuole andare, comincerebbe a gridare forte, forte, come non ha mai fatto prima”. E’ centrato sulla relazione fra i due fratelli, questo bel romanzo che riesce ad affrontare con grande delicatezza, filtrandole attraverso la voce bambina di Jan, tematiche complesse che toccano punti sensibili delle dinamiche familiari in presenza di persone con deficit, fino al riconoscimento della necessità di un aiuto e alla sofferta ricerca di soluzioni esterne alla famiglia.

Senza rassegnarsi mai

“Io mi auguro che questo scritto possa servire a divulgare la conoscenza del problema dell’autismo e delle situazioni di handicap in generale […] spero soprattutto che possa aiutare tante persone ad accettare i dolori e le sofferenze che sono loro riservati, mantenendo però la convinzione che, nonostante tutto la vita vale sempre la pena di essere vissuta”. Dalla voce di un padre, la storia di una famiglia alle prese con l’autismo del proprio figlio.