Gabbie
Siamo a Torino nel 1879. All’Accademia delle Scienze si discute se assegnare un premio a Darwin e il dibattito è molto acceso. Fra i luminari raccolti intorno al direttore c’è chi lo considera un precursore e chi invece un eretico da isolare. In silenzio, fra le mura dell’accademia si muove Stefano, il nipote del direttore, che lo zio ha fatto uscire dal manicomio dove i genitori l’avevano rinchiuso. Una morte improvvisa e misteriose sparizioni porteranno i più ad indicarlo come il colpevole ideale ma sarà proprio Stefano con la sua capacità di osservazione e l’aiuto di una piccola amica a risolvere il mistero. Il libro inaugura una nuova collana che prevede la presenza di un QR code per poter ascoltare la storia.


“Per i bambini sordi è molto difficile imparare una lingua nuova, l’arabo classico, con cui dovrebbero pregare, mentre stanno ancora faticando per padroneggiare qualche parola di italiano e della loro lingua madre parlata in casa” – dice la curatrice di questo piccolo libro che offre una selezione di brevi testi per sostenere le mamme nell’’educazione religiosa dei loro bambini privi dell’udito. Un lavoro prezioso e accurato con illustrazioni semplici e chiare così da trasmettere il messaggio anche attraverso il canale visivo e che ha avuto necessità anche di inventare segni nuovi perché nella lingua dei segni italiana mancano termini religiosi musulmani. Una lunga ricerca che ha portato ad utilizzare anche alcuni segni arabi perché “la lingua è parte fondamentale della cultura di un popolo e che l’accettazione del diverso passa anche attraverso la valorizzazione della sua lingua madre”.
“Non so se muoverai i tuoi passi, né quanto buffi saranno, so che ogni tanto tutto va in frantumi e la rabbia mi affoga, so che ho dimenticato come si fanno tante cose e sarà compito tuo insegnarmele di nuovo. So anche, però, che se conto fino a cinque, il tuo braccio arriva ad accarezzare il mio viso, mentre fino a poco fa dovevo contare fino a ventotto […] raccontarlo ci ha permesso di esorcizzare tante paure e di capire il potere della rivoluzione delle parole, il bisogno che il mondo ha di imparare una nuova lingua che sia veramente capace di includere tutti e tutte, senza nessuna esclusione […] di condividere l’inaspettato e le risate in faccia a chi ci dava per sconfitti quando invece abbiamo conquistato la libertà”. Ha poche settimane di vita Sirio, il figlio dell’autrice, quando il suo cuore si ferma e comincia una lotta contro il tempo per farlo sopravvivere. Incurante delle diagnosi che lo vedono appeso ad un filo, il bambino resiste e la determinazione della famiglia gli permetterà di crescere come tutti i bambini.
Che fare se il marito ranocchio non si trasforma in principe nonostante gli innumerevoli baci? Come può una principessa dall’aspetto mostruoso sfuggire alla dama di compagnia che la educa ad attendere un principe che mai arriverà? Sette fiabe tradizionali rivisitate in chiave moderna dall’autrice che tiene al centro i sentimenti e le emozioni delle protagoniste che descrive con immensa tenerezza.
“Giocare da solo non è poi così male. Gli altri bambini non immaginano neanche quanto possa essere divertente giocare con le biglie”. Si apre così questo albo illustrato che segue il piccolo protagonista, un bambino riservato che preferisce evitare il rapporto con gli altri. Dopo l’acquisto di nuove biglie, si accorge che in realtà sono delle strane caramelle. Curioso, prova ad assaggiarle e all’improvviso percepisce la vera voce di cose e persone. Avrà modo di capire che è bello stare con gli altri.