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Autore: Annalisa Brunelli

Maionese, ketchup o latte di soia

Quando Élianor fa il suo ingresso nella classe di Noah, suscita istintivamente ostilità e chiusura, fa anche un odore diverso da quello dei compagni. Ma Noah, incuriosito, decide di avvicinarla: scopre una ragazzina intelligente, determinata, con un papà un po’ strano che, dopo la morte della moglie, si è dato alla meditazione. Scopre una ragazzina decisa a tenere testa al bullo della scuola e, insieme, consapevole delle difficoltà di relazione che il suo essere percepita come diversa determina. Ma scopre anche che si può imparare a fare i conti con l’assenza di una persona cara e che la differenza non impedisce l’amicizia.

La disortografia raccontata da una disortografica

“Io sono una disortografica, ma non mi è stato diagnosticato ai tempi della scuola dell’obbligo […] sono un’osservatrice privilegiata perché il problema posso analizzarlo partendo da quello che gli studiosi non conoscono per arrivare a quello che loro conoscono. Posso studiare il disturbo partendo dal disturbo stesso!”. L’autobiografia dell’autrice si intreccia con una riflessione sui disturbi specifici di apprendimento e con semplici suggerimenti per gli insegnanti e gli educatori.

Zia, lo sai che sei un po’ strana?!

“I medici dissero qualcosa su di me tredici mesi dopo la mia nascita […] non vi illudete, vostra figlia non camminerà mai e non potrà mai condurre una vita normale, sarà un vegetale”. Una forte determinazione e l’appoggio della famiglia, capovolgeranno queste previsioni che tanti si sono sentiti annunciare, senza possibilità d’appello. La storia dell’autrice, narrata in prima persona, è la dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che la disabilità non impedisce di crescere, di avere una vita dignitosa e, anche, di realizzare i propri sogni.

Questa è la vera verità

“Ero perso in pensieri scuri come le nuvole che nascondevano la montagna. Pensieri degli anni passati, i sette anni da quella telefonata in estate che aveva fatto piangere la mamma. Pensieri di studi medici, di letti d’ospedale, di infermiere dalla voce gentile e dagli occhi tristi, di disegni allegri dei compagni di classe […] Pensai a mio nonno […] mi aveva regalato quell’orologio da tasca d’argento e io me lo portavo dappertutto. Lo avevo adorato, finchè le cose non erano peggiorate e il suo ticchettio aveva finito per assomigliare al suono di passi oscuri che venivano  a prendermi. Avevo adorato quell’orologio finchè non avevo cominciato a odiare il tempo. E a odiare il modo in cui fuggiva via”. Mark ha dodici anni e da sette convive con un cancro che ormai pare difficile sconfiggere. E così, in compagnia del suo cagnolino, si lascia tutto alle spalle e parte per un ultimo viaggio. Lungo la strada incontrerà persone diverse, non sempre amichevoli ma il cammino vero lo percorrerà dentro di sè finchè la rabbia, la frustrazione e il dolore che prova si scioglieranno lentamente perché “sulla montagna non mi sentivo più solo. Per niente. Li sentivo tutti intorno a me. Avevo pensato di potercela fare da solo. E invece non potevo. E non volevo. Essere soli è impossibile. E’ questa la verità”.

Stella babbo e papà

Quando la maestra annuncia che a breve si svolgerà la festa della mamma a cui ciascuno potrà portare un ospite, Stella si ritrova a dover risolvere un problema: senz’altro i suoi compagni inviteranno le loro mamme “ma Stella ha due papà. Tutti gli altri hanno una mamma, Elio ne ha addirittura due! Stella sarebbe l’unica senza una mamma, alla festa”. La soluzione c’è e la festa sarà un successo. Una piccola storia che riflette una situazione molto più frequente negli Stati Uniti che in Italia ma che, con semplicità e senza intenti didascalici, presenta ai bambini una realtà multiforme in cui tutti hanno spazio.