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Salto mortale

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“Io gli altri bambini non li sopporto. Quasi li odio. Li odio perché ti guardano negli occhi, perché fanno correre le macchinine per terra invece di girare le ruote, perché dicono frasi lunghe e complesse […] non sopporto quello che vedo. Durante la festa di Natale me ne sto in un angolo a osservare il mio fratellino, che è autistico. È così chiaramente, innegabilmente, incredibilmente autistico che non riesco a respirare. È tutto quello che c’era scritto sulla relazione dello specialista […] e in questo preciso momento mi sembra che l’autismo se lo sia inghiottito, e non vedo altro […] Penso a Eiki perché non sopporto che la gente parli di mio fratello. Non sopporto che la gente sia cattiva con lui, solo perché ha la possibilità di farlo. Perché lui non è in grado di difendersi. Ma soprattutto penso a quando mi vergogno di lui […] E odio vergognarmi di lui. Perché lui è Eiki ed è meraviglioso. Eppure mi vergogno un casino”. È Álfur che racconta di sé, dei suoi desideri e dei suoi sogni mentre la famiglia pare affondare dopo la diagnosi di autismo del fratellino che lui non accetta per niente ma di cui non riesce a parlare neanche con il suo miglior amico. Sarà un percorso doloroso quello che lo porterà a capire e ad amare il piccolo per quello che è.


Dati del libro

  • Autore/i: Arndís Þórarinsdóttir
  • Editore: Iperborea
  • Luogo edizione: Milano
  • Anno: 2024
  • Pagine: 242

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Canguro Papini

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