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Mese: Luglio 2013

E’ una parola

“Sentirsi simili anche quando siamo diversi, non preoccuparsi del proprio aspetto” sono le prime riflessioni di questo bell’albo illustrato che ci accompagna in un viaggio tra sentimenti, sensazioni, immagini evocative per giungere a “sentirsi piccoli piccoli in un abbraccio grande grande”. Un viaggio alla riscoperta dell’amicizia, quella vera.

 

Affrontare la malattia e il lutto

“Il fatto che i bambini affrontino la morte diversamente dagli adulti non significa che non la affrontino e non la patiscano, e non esonera gli adulti dal compito di rispondere alle loro domande e di accompagnarli nei loro ragionamenti. Basterà lasciare al bambino il tempo per fare domande, anche se le domande ci possono sorprendere, ci appaiono bizzarre, magari irriverenti”. In prospettiva psicoanalitica, la raccolta di scritti aiuta ad affrontare un’esperienza traumatica quale la morte di una persona cara o la malattia e l’ospedalizzazione, dando utili suggerimenti per i bambini e anche per i loro genitori.

Non tanto diversi

Una riflessione sulle potenzialità dei centri diurni per adulti con disabilità complesse che, come sottolinea Andrea Canevaro, “possono essere percepiti come luoghi dove vanno coloro che hanno una condizione di gravità accertata, senza cambiamenti previsti e prevedibili. Per questo, per qualcuno, le persone con tali condizioni vanno a finire nei Centri. Questo libro ci dice che non è sempre così. Un Centro può essere un luogo dove si continua, passando dall’integrazione (nella scuola, nel percorso formativo) all’inclusione (nell’ecosistema vasto, con un progetto di vita che incrocia e si coordina con tanti altri progetti di vita)”.

Pedagogia Speciale e formazione degli insegnanti

 

Un’analisi storica e scientifica del ruolo della pedagogia speciale nella formazione degli insegnanti, chiave di volta per una scuola realmente inclusiva e di qualità, e una riflessione sull’impulso che questa disciplina può dare alle politiche scolastiche e sociali.

Apnea

Ci sono voluti due anni e mezzo per descrivere il passaggio di una vita. Dalle gambe a senza. Da un orizzonte a uno più basso. Cambi di prospettiva. Dalla musica di una chitarra suonata con le dita, al suono della tastiera di un computer. Battute. Una parola dopo l’altra. Trenta mesi di apnea.
Tra i dodici finalisti al Premio Strega, Amurri, che ha passato l’inverno a presentare la sua storia in giro per l’Italia, dice “Ho cominciato a scrivere per me. Non pensavo che sarebbe venuto fuori un libro. Quando ho finito l’ho mandato agli editori per sapere se fosse degno. Non pensavo di pubblicarlo. Qualcuno non mi ha risposto, Sandro Veronesi invece l’ha fatto subito. E’ cominciata così. Finché un giorno non mi è arrivato lo scatolone con i libri. E’ stato incredibile”.