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Mese: Aprile 2013

La bambina di burro e altre storie di bambini strani

“La bambina di burro era carina, con la pelle chiara chiara, e non poteva mai stare al sole perchè altrimenti si scioglieva”. Dopo la bambina di burro, troveremo quella di piume e quella di pane, il bambino di ferro e quello di fuoco e via via tanti altri. Piccole storie apparentemente semplici ma che suggeriscono temi difficili, dall’accettazione delle diversità al desiderio di autonomia da parte dei bambini che devono crescere, fino alle dinamiche familiari non sempre equilibrate e sane.

Nino giallo pulcino

Il vitellino Nino è nato con il mantello costellato di tanti fiori colorati che la mamma preoccupata per le reazioni degli altri animali decide di nascondere facendogli indossare un pesante maglione giallo. Sarà proprio questo a causare le difficoltà di Nino, preso in giro ed escluso dai giochi degli altri. Una storia semplice che invita all’accettazione di tutte le diversità.

C’era una volta un delfino piccolo piccolo

“C’era una volta un delfino piccolo piccolo. E c’era una volta la sua mamma delfino […] Il mio cucciolo è troppo piccolo – disse la mamma – così piccolo che non sembra neppure un delfino ma solo un piccolo pesce muto degli abissi”. Una storia lieve dedicata a tutti quei genitori che lottano insieme al loro bambino nato prematuro e che ripercorre insieme a loro i passaggi dolorosi, le cure specialistiche, il dolore della separazione e l’ansia per il futuro. Un bel modo per raccontare agli stessi bambini poi cresciuti la loro storia ma rivolta anche ai loro fratellini e sorelline per aiutarli a capire cosa sta succedendo.

La maglia del nonno

“A volte nonno Ignazio non mi riconosce. La prima volta che è successo ci sono rimasto male ma ora non mi dispiaccio più molto. Il nonno a volte c’è, a volte non c’è, ma so che non si dimenticherà mai davvero di me”. Ispirato a una storia vera, il racconto della malattia del nonno vista attraverso gli occhi del nipote. Un modo delicato di raccontare gli effetti che l’Alzheimer produce e l’importanza delle relazioni, anche se “i nostri nonni non possono più venirci a prendere a scuola e sono diventati un po’ strani, ma è sempre divertente stare con loro. A volte sembra quasi che ci si capisca meglio: in fondo, se loro tornano un po’ bambini, è ovvio”.
Il libro è impaginato con i criteri dell’Alta Leggibilità, un progetto che la casa editrice porta avanti dal 2005 per avvicinare alla lettura anche i ragazzi dislessici, stranieri o non abituati a leggere.

Gioco d’equilibrio

“E’ da presuntuosi credere che a questo mondo ci sia qualcuno davvero indipendente. Naturalmente data la mia cecità io dipendo molto dagli altri. Oggi potrei considerarlo uno svantaggio sostanziale […] ho imparato a pensarla in tutt’altro modo. Si sprecano molte energie se si cerca di nascondere le proprie debolezze per mettersi in testa un falso senso di superiorità […] a quota seimila per un cieco e una persona priva di un braccio è infatti molto più semplice dichiararsi a vicenda cosa si è in grado di fare, anzichè cercare di ingannarsi reciprocamente. In quel modo, le poche energie disponibili in situazioni così estreme si possono impiegare per le cose essenziali. Una consapevolezza che ha pur sempre portato il mio amico Peter e me fino in cima all’Aconcagua. E che mi ha fatto capire che il punto non è ciò che si ha o non si ha, ma come si gestiscono i propri deficit e come ci si relaziona con gli altri”. Holzer ci conduce per mano tra cime ventose e pareti ripidissime, piste da sci e lunghi giri in bicicletta e intanto ci racconta come è possibile condurre una vita piena anche senza la vista.